5.19.2014

La prima mostra personale in Italia di Sofia Ruiz Ugalde



20131018-175409.jpgLa Galleria d’arte Contemporanea, GiaMaArt, presenta sabato 19 ottobre, alle ore 19.00, la mostra personale di Sofia Ruiz Ugalde “ON &OFF, nada es real”.
Sofia Ruiz Ugalde, artista emergente è tra i vincitori della seconda edizione del Premio ORA.
La sua carriera è ricca di numerosi premi e riconoscimenti internazionali: dall’America Latina agli Stati Uniti, ha partecipato ai progetti dal The Mosan Art Museum nella Corea del Sud al Palais de Tokyo a Parigi. In Italia, ha scelto la galleria GiaMaArt, per proporre, con una sua prima personale, un compendio della sua ricerca improntata sul sottile confine tra reale e irreale. La mostra, a cura di Carolina Lio, presenterà una serie di lavori pittorici tra i più recenti della giovane artista Costaricana.
Una serie di ritratti di bambini reali in contesti irreali, velati da un’atmosfera dolcemente angosciosa. Per Sofia Ruiz Ugalde la pittura è : ”per me l’atto del dipingere è come avere un diario, perché un sacco di elementi autobiografici emergono sempre”. Il suo linguaggio pittorico è legato ai ricordi dell’infanzia, ad un ambiente familiare e allo studio della psicanalisi di Freud e Lacan. l’artista non denuncia gli aspetti o i disagi personali, le malattie mentali o le situazioni di disadattamento, ma un fenomeno sociologico molto più vasto, collegato ad una disumanizzazione diffusa negli ambienti umani. Il reale stesso che ha perso di realtà, come sostiene la stessa artista: “è come se il nostro ambiente avesse perso spontaneità, emotività e profondità. Proviamo la sensazione onirica dell’essere distaccati da quello che ci circonda, le cose sembrano meno reali di quello che dovrebbero essere, è tutto un sogno o un incubo”. La sua continua ricerca non si ferma sulla falsa normalità degli ambienti familiari, ma va oltre, allarga il discorso all’intera società. Spiega il curatore della mostra Carolina Lio: “L’anormalità che ci parla, che ci sussurra, dalle sue opere, esce fuori da ritratti apparentemente sereni e canonici, persino dolci. Eppure qualcosa ci inquieta, come una nota stonata che non si riesce a identificare. Una nota glaciale, che stride nei sottofondi algidi e neutri, senza contesto e quindi irreali, che immediatamente interrompono il flusso umano del soggetto. Una gelatina densa di freddezza aleggia nei quadri e richiama a quella disumanizzazione che la nostra società ha sposato. Il senso di irrealtà di cui l’artista ci parla non è tanto nella mente quanto nella vita e la mente, cercando una spiegazione, si perde e soffre quella che l’artista stessa chiama dissociazione e de realizzazione: l’individuo non si riconosce nel suo ambiente, la sua propria umanità non trova corrispondenza nei consumi sociali e perde contatto con il mondo”.

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