11.21.2019

femminicidio 




intervista di Esterina Pacelli


Avere ancora un attimo di luce, darti la mano, bambina mia, ti ho lasciata nel lettino, urlavi di terrore, e io non potevo difenderti; ora uno spiraglio della mia camera si apre sulla tua adolescenza disperata, là dove vai a nasconderti, e apri i miei cassetti e le scatole delle mie fotografie, mi cerchi nella luce riflessa delle finestre, ascolti le voci che ti vengono incontro nei corridoi bui dell’inverno… io non sono più, alzavo le mani per difendermi, ma lui non mi vedeva, aveva addosso solo la furia dell’uragano, trasportato dalla gelosia, mi ha investita come un vento gelido, la lama del coltello mi ha aperto l’anima, e da lì è uscita la mia vita, tra il flusso del mio sangue, che ha travolto tutto.
Io non sono più, ma rimpiango le dolci stelle della notte, il vento leggero delle serate della primavera, il senso di sogno che avvolgeva allora la mia vita, quando credevo che mi avrebbe riempita di doni. 


E’ una delle storie dell’opera teatrale “La Principessa deve essere Salvata” storie si svalorizzazione, di abbandono e di morte di donne.
In scena il 26 Novembre a Castiglione delle Stiviere (MN).

Autrice di questo lavoro è Ombretta Costanzo, donna carismatica e impegnata in diverse attività. 
E' insegnante di yoga -diplomata presso il Sivananda Ashram di Rishikesh in India-, è counselur -formata nell’Istituto P.N.L Meta Milano, con il dott. Gianni Fortunato-, è analista relazionale, -formazione quadrien­nale postlaurea col dott. Claudio Losi-, 
è costellatrice, esperta di animazione teatra­le, scrittura creativa, scrittrice.


“La Principessa deve essere salvata” cosa rappresenta per lei?
Parlo di dolore. In ogni storia racconto la disperazione e l’annullamento di tutti coloro che vengono abbattuti da un femminicidio perpetrato in famiglia, in particolare riferendomi ai bambini che restano orfani di madre, e senza padre, che viene incarcerato e scompare dalla loro vita.


In che modo racconta queste storie?
Voglio che la mia voce porti la mia testimonianza di storie di dolore nella vita di una donna , ma non ho mai raccontato in modo truculento e feroce , ho scelto una soffusa poesia , per catturare le parole e i ricordi di chi non c’è più.


Quante forme di violenze esistono?
La violenza sulle donne prende strade differenti, è fatta di botte e di morte, ma è fatta anche di silenzi, di omissioni, di omertà, di paura, di offese, di pudore, di annientamento dell’anima.


Secondo lei in che modo “La Principessa deve essere salvata”?
Bisogna scrollare le coscienze di quelli che debbono/possono intervenire, sia nell’educazione che con le istituzioni, per contenere, azzerare, impedire il femminicidio, e crescere donne che si sappiano valorizzare e difendere, e uomini che nn debbano prendere con la violenza ciò che non riescono ad avere. 
Vorrei chiudere con queste parole :

ti vestiremo di raso e di seta

ti faremo crescere con cibi sostanziosi

ti accompagneremo nei pressi della vita


gioiremo per te durante il pranzo di nozze


mentre per te, divenuta donna, finalmente si appresta la prima notte d’amore.





Ringrazio Ombretta Costanzo per la sua disponibilità a rilasciare questa intervista.
Appuntamento da non perdere 26 Novembre 2019 a Castiglione delle Stiviere (MN).







11.12.2019




INCONTRO CON L'AUTORE








comunicato stampa


È difficile oggi definire i parametri della fotografia di moda, i confini con gli altri generi si sono fatti più labili e questa mostra di Cassina ci racconta il percorso personale di un fotografo che contamina temi diversi per esaltare la bellezza femminile. Dai ritratti più classici alla ricerca personale, il fotografo racconta di donne, ancora ragazze, colte nelle loro espressioni delicate, corrucciate, ammiccanti l'obiettivo, in una fusione tra tecnica, luce ed atmosfera.

Perché la differenza sta nella sensibilità alla luce, alla capacità di creare sogni, fino ad arrivare alle composizioni più personali in una evoluzione interna e del mezzo, passando per la sperimentazione.

La mostra racconta due anime dell'autore: la parte classica dei ritratti, in bianco e nero e a colori, e la voglia di uscire dalla regole accademiche per esaltare la propria visione personale della bellezza.