11.26.2014

TERZO APPUNTAMENTO: TELESIA E IL SUO TERRITORIO


"Telesia e il suo territorio" è il ciclo di conferenze organizzato dal Comune di San Salvatore Telesino e dall'Associazione Storica Valle Telesina per tutelare e valorizzare i beni culturali presenti in loco.
Dopo gli appuntamenti del 12 luglio e del 6 settembre, che hanno visto la partecipazione di Lorenzo Quilici, Giuseppina Renda, Marco Buonocore e Luigi R. Cielo, è previsto per il terzo appuntamento, programmato per venerdì 28 novembre alle ore 18:00 presso l'Abbazia benedettina del Santo Salvatore in San Salvatore Telesino (Bn),la presenza dei seguenti relatori:
Alfredo Balasco, "Telesia: verso una nuova Forma Urbis. Prospettive di valorizzazione;
Adele D'Onofrio, "Recenti indagini dall'anfiteatro di Telesia"
Luigi Pedroni, "Nuovi saggi di scavo nell'antica Telesia. Risultati preliminari"
Concluderà Antonio Salerno, funzionario responsabile dell'area archeologica Alife - San Salvatore Telesino della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta.
L'incontro sarà moderato da Giovanna Battaglino presidente dell'Associazione Storica Valle Telesina.
Il programma è ricco di novità ed è rivolto non solo agli esperti ma a tutti coloro che vogliano approfondire il proprio sapere attraverso la conoscenza del territorio.

11.18.2014

BASTA lavorare e morire sul confine messicano è la mostra fotografica di Lina Pallotta

Lina Pallotta, donna carismatica, sguardo intenso, cattura l’immagine anche senza la macchina.
Fotografo di fama internazionale, il suo girovagare tra le diverse realtà le ha permesso negli anni di entrare a contatto con donne chiuse nella paura, nel silenzio e nell'omertà. I reportage fotografici realizzati durante i suoi soggiorni in Messico, hanno aiutato le diverse associazioni  messicane a sensibilizzare l’opinione pubblica contro il femminicidio.

Il primo soggiorno risale nel 1994 a Piedras Negras, è una cittadina sul confine messicano con il Texas. Pallotta entra in contatto con Julia Quinones assistente sociale che lavora con le donne delle maquiladoras,  -sono stabilimenti industriali posseduti e controllati da stranieri in cui avvengono trasformazioni o assemblaggi di componenti  esportati  poi all’estero- riesce a conquistare la fiducia delle operaie e inizia a documentare la loro vita privata, fatta da semplice gesti e dalla paura costante di sparire nel nulla. 
E’ una lacerazione sociale il femminicidio che dilaga in questo posto ma anche in altre zone del Messico, in particolare a Ciudad Juárez e a Chihuahua. Pallotta, ha avuto modo di conoscere situazioni di malessere di donne costrette a vivere in condizioni di terrore. Ciudad Juárez  è la quarta città più popolata del Messico, ci sono oltre quattrocento maquiladoras, è il crocevia più potente dei narcotrafficanti ed è situata a confine tra USA e il Messico, è una zona conosciuta soprattutto come “LA LINEA”. Lì, regna l’omertà più assoluta. Arrivano in città centinaia di giovani donne, a volte sono solo delle bambine, molte di loro svaniscono nel silenzio, vengono rapite e a volte ritrovate con i corpi seviziati e mutilati. Tutto tace.

 E’ un lavoro intenso, carico di testimonianza e di denuncia, ogni scatto è un riscatto verso una nuova condizione,  è una finestra che si apre su di un mondo inghiottito dalla globalizzazione, dove tutto è un paradosso.




Lina Pallotta è stata la prima donna ad entrare con una macchina fotografica nella vita e negli animi di queste persone. E’ riuscita a catturare con grande maestria i momenti più intimi, dalla maternità alla festa religiosa, dalla vita semplice in casa al lavoro in fabbrica.
 E' stata colei che ha saputo dare una forma, una voce al grido silenzioso di queste donne. 




 Ha documentato la consapevolezza che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo... 
Ma, nei loro occhi, in ogni istante, si legge il Credo di esserci per dar vita alla speranza di un domani  più sicuro, per chi donna sarà.



 
Lina Pallotta, fotografo e docente. Nata nel 1955 a San Salvatore Telesino (Bn), si trasferisce a New York City alla fine degli anni Ottanta dove si diploma in “Fotogiornalismo e Documentario Fotografico nel International Center of Photography di New York City” (ICP). Insegna “Reportage d’Autore” presso la Scuola Romana di Fotografia e Officine Fotografiche di Roma, e all’International Center of Photography, New York City. I suoi lavori sono esposti in mostre personali e collettive in Europa e negli USA e pubblicati su riviste nazionali ed internazionali:Katalog Material, Das Magazin, La Repubblica, D-Donna, Marie Claire, The Guardian, Io Donna, Liberation.
Tra i premi ottenuti: New York Foundation for the Arts; The Catalogue Project 1998; Fund for Creative Communities, Lower Manhattan Cultural Council 2003, CASE Media Fellowships, University of Texas, El Peso.
 




11.05.2014

CARMINE MAFFEI. LA VITA IN UN ROTOLO DI TELA


Si entra sempre con un po’ di timore in uno studio di chi esprime se stesso. Non importa se è pittore, scultore, fotografo o musicista, poiché si penetra in un luogo che appartiene ad un uomo che vive il proprio IO senza il perché, è la sua dimensione per questo bisogna fare attenzione. E’ uno spazio circoscritto dove ci si allena a far volare l’anima, dove tutto è possibile, dove si sperimenta, si sbaglia, si è fragili si è e non si è.
Carmine Maffei mi ha aperto la porta e sono entrata nel suo mondo. Difficilmente mi permetto di varcare la soglia di uno studio perché racchiude la parte  più intrinseca dell’artista, capisco il disaggio dell’altro giacché sfioro l’intimità di un mondo che non mi appartiene.

Maffei ha dichiarato che fino a qualche anno fa era  geloso del suo spazio e delle sue tele : disegnavo e dipingevo solo ed esclusivamente per me stesso non avevo interesse né a vendere, né a regalare, tanto meno a “farmi guardare”. Poi ho capito che la pittura è. Mi coinvolge a prescindere dalla critica, dall’essere odiato o amato, poiché mi fa sentire vivo … ed è questa vitalità che mi ha spinto ad intraprendere un percorso inverso: quello di mostrarmi.”
Lui è, nelle sue mille sfaccettature … lui è, nelle sue mille radici. E’ una pittura semplice, cruda, con colori pastosi, figurativa e astratta da contorni marcati.





Negli anni, Maffei ha mistificato il suo confine tra l’uomo e l’artista, poi è avvenuto il disinganno.
Un lavoro lungo.
Ha deciso di rivelare su di una tela di cinquanta metri il nuovo cammino, per mantenere vivo ciò che lui è stato e per marcare ciò che lui sarà.
Distesa sul pavimento, la tela assume la continuità tra passato e presente. Contestualmente, Maffei vive la realtà materica e l’essenza intangibile della sua energia, si arrotola e si srotola come la tela, e percepisce la sostanza del vissuto che si dirama verso altre direzioni.


Si racconta. Si mette in discussione dinanzi al nuovo e al diverso, consapevole della complessità da vivere.