11.14.2018



N u n z i a  B i





by Esterina Pacelli


Nunzia Carrozza nasce con l’armonia nell'anima. Muove i primi passi verso la musica già in tenera età. Nel periodo adolescenziale inizia le esibizioni nei pub e nelle piazze dei paesi, senza tralasciare gli studi liceali.
Dura la vita.
La passione per la musica le ha sempre dato la giusta energia per continuare a coltivare, a studiare e a mettersi in discussione in ogni istante. Certo la passione,  ma anche le esigenze della vita hanno portato Nunzia Carrozza a conoscere fin da subito il significato della parola Sacrificio : - le serate mi permettevano di pagare le lezioni di musica e per acquistare a rate il mio primo pianoforte, senza gravare sul bilancio familiare -.
Il mondo della musica è spietato, non ci sono mezzi termini. O si è, o  si svanisce nel nulla.
Carrozza non ha mai mollato, ha rallentato nei momenti difficili, ma non ha mai pensato di abbandonare ciò che per lei è il seme dell’esistenza.

La vita, in certi momenti, è una pura poesia e regala incontri irripetibili, magici. 
E’ l’incontro con Fausto Mesolella 
che dona a Nunzia Carrozza un arricchimento dell’animo attraverso una crescita professionale ed umana. E’ un quid che si chiama Umiltà.  Virtù per la quale Nunzia riconosce i propri limiti, fuggendo da ogni forma di emulazione o sopraffazione, perseguita la voglia di sapere, così va oltre il canto, va oltre la musica, va oltre la voce e perfeziona  la conoscenza del mondo voce anche da un punto di vista più scientifico, attraverso gli studi universitari. Si laurea con il massimo dei voti in logopedia presso l’Università di Tor Vergata in Roma, dopo essersi laureata in pianoforte, frequenta corsi di specializzazione in Italia e all'estero. Organizza, con un team di esperti del settore,un gruppo di lavoro denominato “Espra”, basato su un approccio olistico a tutto tondo, sia in abilitazione che in riabilitazione vocale.

Nunzia Carrozza lavora come turnista (piano, tastiera e cantante) con differenti musicisti in importanti progetti musicali, senza tralasciare l’attività di vocal coach in diverse scuole di Italia.
Ama il confronto, ama l’ironia, ama l’intelligenza dell’essere umano.
Il suo nome d’arte nasce da una chiacchierata con Fausto Mesolella, uomo ed artista carismatico, che ha sempre preferito l’essenza vera dell’animo umano, scevra da sovrastrutture e filtri di sorta.
Durante un incontro -come racconta Carrozza in una intervista-  si parlava della vita in genere.. degli esseri umani.. lui disse: - noi siamo delle lettere dell’alfabeto e in base allo stàdio continuo che abbiamo raggiunto, siamo delle lettere.
Nunzia: Allora sto  “ inguaiata”,  sono una A, non vado oltre la prima lettera!   
Fausto: no, sei una B… sei un po’ più della A ma per arrivare alla Z il cammino è lungo e irto di pericoli…
Tu sei Nunzia Bi!  
Da quel momento Nunzia Carrozza è diventata artisticamente Nunzia Bi.
Il rapporto con Fausto Mesolella è continuato nel tempo, tra scambi di pensieri, parole, tecnica, esperienze, delusioni.. e poi provaci ancora… provaci


Nel 2016, Nunzia Bi partecipa al Premio Fabrizio De Andrè con il brano Filastrocca e si aggiudica il Premio Repubblica. Filastrocca è una vera poesia, è un mix di armonia vocale e strumentale oltre alla semplicità del testo che arriva dritto al cuore. Si sa, la semplicità è la parte più difficile da scrivere, si rischia di cadere nel banale, ma non è ciò che è successo a Nunzia Bi. La semplicità è il suo modello di vita e la riporta in ogni forma di comunicazione.
Il  percorso artistico continua tra serate, matrimoni, lezioni di vocal coach, la docenza in canto pop al Conservatorio Nicola Sala di Benevento senza perdere l’ obiettivo di sempre: pubblicare il suo primo Album prodotto  da Fausto Mesolella.
Nunzia Bi è stata una delle ultime, tra i giovani emergenti,  che Fausto Mesolella aveva considerato, credeva in lei e credeva nelle sue potenzialità :- …Un giorno troverà la sua strada -.
Nunzia Bi riparte da dove si era fermata,  riprendendo dal “cassetto” il suo progetto iniziale. 
La vedremo  il 16 novembre  a  Sanremo alla finale di Fiat Music, programma ideato e condotto da Red Ronnie, e in quella occasione presenterà il video animato Pallina Matta realizzato dal talentuoso artista Peppe Barile. Il brano è tratto dall'album Nunzia Bi. 
In fondo, ogni musicista è una Pallina Matta, su e giù nel flipper della vita artistica che regala luoghi e sorrisi sempre nuovi.

Ad maiora!!!



9.07.2018

Il nuovo video di Andrea Castelfranato

KIITOS


by Esterina Pacelli

Kiitos è un brano composto, qualche anno fa, durante un tour di circa dieci giorni in Finlandia, da Andrea Castelfranato.
Non è stato solo un tour, ma un viaggio  alla scoperta di sé, l’anima ha fatto capolino in luoghi e in atmosfere di un paese lontano dalla quotidianità. L’essenza e la semplicità della cultura finlandese è stato il soffio vitale che ha animato i momenti del giovane musicista. Ha vissuto per alcuni istanti in un mondo surreale tra curiosità, rivelazioni e percezioni. Un viaggio in treno, la chitarra tra le mani, la voglia di catturare le emozioni di un cammino non solo fisico ma, soprattutto, spirituale : “è nata una melodia che vuole essere un ringraziamento alla vita e a tutto ciò che ci regala ogni giorno. E’ un inno alla vita e un voler mettere alle spalle ciò che il destino a volte crudele ci dà.”
In  400 Km per raggiungere Kuopio una località a nord di Helsinki, Castelfranato, sogna, ama e accarezza i ricordi. Ripercorre la sua vita in un vortice di impulsi. Ogni stazione è una fermata, ad ogni fermata è una nota, per poi esibirsi in un assolo di chitarra.
Alla fine di ogni concerto, riproponeva la solo parola imparata in quel poco tempo: Kiitos. In italiano significa Grazie.  
E’ la parola più importante in tutte le lingue del mondo, poiché chiude un significato universale: la gratitudine. Un termine che sta quasi del tutto sparendo dal linguaggio quotidiano, invece, associata ai sentimenti positivi, favorisce la conciliazione in momenti di conflitti e costruisce forti relazioni tra le persone, creando un benessere psico-fisico. Bisognerebbe utilizzarla di più e tutti i giorni. Castelfranato riesce a comunicare, tramite la sua musica, questo piccolo grande concetto di rispetto, di gratitudine, creando in 4 minuti un’aria di calda armonia.



Decide, a distanza di qualche anno, di ripartire dal brano Kiitos, realizzando un nuovo video, omaggiando la sua Terra, dove affondano le sue radici,  le sue origini di uomo e di artista. La voglia di riscatto, la voglia di ricominciare parte da qui, da Punta Aderci in Abruzzo, in una Riserva Naturale, il tratto dell’Adriatico più suggestivo, formato da un susseguirsi di spiagge di sabbia e ciottoli, di alte falesie e scogliere. Tutto dominato da tonalità di verdi e di blu. Il nuovo video è un vero connubio tra musica, paesaggio e tramonto.  E’ una sequenza di suggestioni, la melodia diventa più toccante e vera. Si percepisce l’anima del vissuto, colui che cerca, che non si accontenta della superficie delle cose ma di ogni aspetto della vita e la voglia di andare in fondo. E’ quel cercare che è già di per sé un trovarsi.

Il video shooting and editing è stato realizzato da Loris Bennato, l‘audio è stato curato da MB Recording Studio Fossacesia (Ch), un lavoro di équipe che ha raggiunto un alto livello di qualità. 
Ad maiora!





Andrea Castelfranato
Di seguito alcuni commenti da parte di critici musicali pubblicati sulle principali riviste mondiali del settore:

Andrea Carpi Chitarre
<<Con la sua partecipazione al concerto di venerdì 11 nella chiesa di San Michele a Ome, è stato insieme a Paolo Sereno uno dei chitarristi più applauditi in assoluto del festival, anche dal pubblico non di settore: una risorsa questa importantissima per la chitarra acustica. Anche lui, come Sereno, e forse più di lui, punta molto sul vigore espressivo dell'interpretazione, sulla grinta capace di coinvolgere la passione della gente. E dalla sua parte vanta inoltre l'uso sapiente di una doppia arma, da un lato la chitarra acustica con corde metalliche in uno stile contemporaneo, dinamico e percussivo di fingerstyle, dall'altro la chitarra con corde di nylon portatrice degli umori di un sanguigno sud del mondo, latino, mediterraneo ed orientale, dal flamenco del folklore zingaro e – come ai tempi più recenti e nel suo recente terzo disco Jagoda – il Brasile del choro e compositori come Pixinguinha, Dilermando Reis e Paulinho Nogueira.>>

Paolo Landa New On Stage
<<Come un salto nei ricordi e nelle memorie di ognuno di noi.Memorie che riaffiorano in superficie dopo troppo tempo che erano laggiù, in uno degli angoli più bui della nostra anima. Questo album strumentale ti fa viaggiare con la mente, fra ricordi ed emozioni che vanno veloci all'interno della testa, tra sensazioni radicate nel più profondo di noi stessi.Ti incanta... ti rapisce per 35 minuti ed una sorta di magia lo avvolge e ti pervade arrivando in profondità, accarezzandoti, rilassandoti.Ti fa immaginare luoghi naturali ancora incontaminati e puri...Luoghi dove regna il suono del vento che soffia... Soffia facendo vibrare le foglie degli alberi...Luoghi dove si sente l'acqua di un fiume che corre verso il mare...La chitarra di Castelfranato ti fa immaginare la campagna abruzzese, il buon vino e ti porta dove c'è la gente di una volta, la gente che crede nella tradizione e nei valori umani, nei sorrisi che riempiono il cuore. Ci sono pezzi con base blues ( "Funky groove", "Louisiana blues", "Get up!"), altri radicati a melodie tradizionali regionali ( "Saltarello abruzzese" ) e molti pezzi d'atmosfera. Molto belle "Memories", "Intensity" (che in alcuni frangenti ricorda brani di Mike Oldfield in "Voyager"), "E passe l'anne e passe", "The long road", "Addije addije amore", "Magic night". Complimenti a questo artista che attraverso il suono della sua chitarra acustica, durante l ascolto del suo lavoro, mi ha trasmesso forti emozioni.>>

Roberto Sacchi Folk Bulletin
<<(…) volendo sottolineare una prestazione che ci ha particolarmente colpito, quella del chitarristaAndrea Castelfranato,dotato di tecnica e passione di caratura superiore.>>

Stampa Francese. Andrea Castelfranato, rappresentante italiano al "Festival di Issodun"
<<C'est le plus jeune, Andrea Castelfranato, qui ouvre les hostilités. De plus en plus de guitaristes ont recoursau "tapping" et utilisent ponctuellement la caisse comme un instrument de percussion. CetItalien dynamique ne s'en contente pas... C'est un adepte d'une discipline récente : la «guitare acrobatique». Finie l'époque où l'on tenait sa guitare sur une cuisse, immobile, en bougeant seulement les doigts et un peu les avant bras... Désormais tout le corps participe. Techniquement c'est d'autant plus impressionnant que le show est devenu très visuel. Musicalement l'attitude adoptée procure un «groove terrible». En plus d'un excellent sens du rythme, Andrea Castelfranato produit une musique très mélodique... ça coule tout seul. Sa prestation me sembla courte, on ne s'ennuya pas un instant. La salle conquise, obtint tout de même un petit rappel. Voilà un artiste dont il va falloir suivre l'évolution car un style finalement assez personnel commence à se dessiner derrière les prouesses techniques.Sacré introduction !>>

Acoustic Music Records
<<(...) Andrea Castelfranato is Italy's rising star on the firmament of acoustic guitar music. Thanks to his high degree of musicality, his charisma and independence, Castelfranato won a prize in the new talentcategory at the 2006 Open Strings Festival in Osnabru ck. The broad diversity of his playing is now reflected in his debut album "If .". Castelfranato offers up a rich roster of classical elegance, a highdegree of playing culture, an intuitive sense of melody and Mediterranean fire. Here is an exciting representative of the "contemporary new guitar....>>

Mario Giovannini Chitarre
<<Andrea,che per anni è stato indicato come uno dei più promettenti talenti della chitarra acustica italiana,con questo disco si conquista di diritto un posto di rilievo nel nostro panorama musicale, quanto in quello internazionale. Quattordici tracce,tutto materiale originale,davvero coinvolgenti e senza cadute di tensione. E' davvero un piacere vedere,e ascoltare,quando le promesse vengono mantenute.>>

 PRODUZIONE DISCOGRAFICHE - COLLABORAZIONI.
Cd Romano Drom con Alexian Group, Ed. Compagnie Nuove Indie;
Cd doppio Andrè Miro Gi con Alexian Group, Ed. Ass. Them Romano;
Cd Metamorfosi con Alexian Group, Ed. Compagnie Nuove Indie;
Cd Me pasè ko Murdevele con Alexian Group, Ed. Compagnie N. I.;
Cd Shalom con Anemamè, Autoproduzione;
Cd Romano Them con Alexian Group, Ed. CNI;
Cd At home Ruddy Mecher, Francia.

PRODUZIONE DISCOGRAFICHE DA SOLISTA
Cd Memories, autoprodotto;
Cd If… Acoustic Music Records;
Cd Jagoda Galli Records;
Cd Two Worlds Galli Records;
Dvd Live in Teatro a Bisceglie , Galli Records;
Cd Two years later, autoprodotto.

COMPILATION DISCOGRAFICHE
Cd 36 the Fingerpicking.net sampler , Fingerp. Net;
Cd Celtica tutta la musica di Trigallia, Rivista Celtica;
Cd Celtica n.36, Rivista Celtica;
Cd My love my guitar – The best of Acoustic Guitar, CsL Music.

COLLABORAZIONI TEATRALI
In qualità di musicista in
Diversamente Orgia di P. Pasolini adattamento del regista S. Sarta per il libero Teatro morale di Città S.Angelo (Pe);
In qualità di musicista in
Ilaria, Miriam e tutti i bambini del mondo in vacanza a Mogadiscio di S.Sarta per il libero Teatro morale di Città S.Angelo (Pe);
In qualità di musicista in Alexian group
Il Baule di Chiara Grillo, Teatro Gelsomino, Afragola (Na);
In qualità di musicista e compositore di musiche
Isole di Salgado, Teatro Vittoria, Ortona (Ch).

COLONNE SONORE
Film Uno Specchio per Alice del regista G. Di Claudio;
Film Il Giudizio Universale del regista Luca Kustrich;
Linea Verde i Documentari musiche tratte dall’album Memories .
PARTECIPAZIONE TELEVISIVE
Jubil Music ’05 - Rai 1;
Cominciamo Bene - Rai3;
Maurizio Costanzo SHOW - Canale 5;
Stella Sky Vivo;
Alle Falde del Kilimangiaro -Rai 3;
Scalo 76 -Rai2;
Uno Mattina -Rai1;

APERTURE CONCERTI opening concert
Raf;
O’Zulu ( Ex 99 Posse);
Rossana Casale;
Tazenda;
Audio 2;
Pete Huttlinger;
Acoustic Strawbs;
Ivana Spagna;
Antonella Ruggiero;
Thornetta Davies ( ex corista Ray Charles );
Antonio Forcione;
Bob Brozman;
Pierre Bensusan;
Alex Britti;
Fausto Mesolella. 

7.08.2018

comunicato stampa





ROSSINI 150 
12 luglio – 18 novembre 2018 




Grande evento dell’estate 2018 a Pesaro, Urbino e Fano, nelle Marche, dal 12 luglio al 18 novembre, la mostra diffusa “Rossini 150” rende omaggio ad uno dei più importanti compositori della storia a partire dai legami con la sua terra di origine.

Nell'anno delle celebrazioni per i 150 anni trascorsi dalla morte di Gioachino Rossini (Pesaro 29 febbraio 1792 – Parigi 13 novembre 1868), dichiarato per legge “anno rossiniano”, l’esposizione è stata ideata dal Comitato Promotore delle Celebrazioni Rossiniane, è promossa da Comune di Pesaro, Comune di Urbino, Comune di Fano, in collaborazione con la Regione Marche, e organizzata da Sistema Museo.

Un progetto inter-istituzionale che conferma una proficua visione allargata e condivisa nella promozione territoriale - già sperimentata e avvalorata dal successo della precedente mostra diffusa “Rinascimento Segreto” - in grado di favorire la costruzione e l'affermazione di un'identità forte, la valorizzazione dei beni culturali e l’incentivazione del turismo. 

L’evento si avvale inoltre dell’importante collaborazione con la Fondazione G. Rossini, il Conservatorio Statale di Musica “Gioachino Rossini”, il Rossini Opera Festival, l’Ente Olivieri – Biblioteca e Musei Oliveriani, istituzioni pesaresi, e con il Museo del Pianoforte Storico e del Suono di Accademia dei Musici, struttura artistico musicale di ricerca e divulgazione della musica classica, che opera principalmente nelle Marche. 

Articolato in tre sedi, il percorso “Rossini 150” mantiene una omogeneità di fondo ed esplora aspetti particolari della vita, dell’opera, dei luoghi e più in generale del tempo di Rossini. L’allestimento suggestivo e originale offre al visitatore un’esperienza unica. Un viaggio nel mondo rossiniano per scoprire la figura del maestro nella versione più completa e autentica possibile. 

Pesaro, città natale del Cigno, ospita a Palazzo Mosca – Musei Civici la mostra “Pesaro racconta Rossini”, esposizione esperienziale e multimediale, con percorso narrativo a cura di Emanuele Aldrovandi, che vuole far rivivere la complessa vicenda biografica del compositore e far apprezzare al meglio le sue intramontabili opere. Viene inoltre riesposta integralmente la prestigiosa collezione Hercolani-Rossini, composta da 38 dipinti e un marmo, pervenuti a Gioachino in punto di morte per ripagare un suo prestito ai nobili bolognesi Hercolani. Infine il Conservatorio G. Rossini, in collaborazione con l’Ente Olivieri e la Fondazione G. Rossini, cura una ricca sezione documentaria che ripercorre la propria storia a partire dalla nascita, nel 1882, per volontà del maestro. 

A Urbino, nella sede di Palazzo Ducale, Sale del Castellare, si prosegue con la mostra a cura di Vittorio Sgarbi, “Gesamkunstwerk: Pelagio Palagi e Gioachino Rossini”, dedicata alle opere del noto e apprezzato pittore bolognese Pelagio Palagi; disegni, dipinti e
ritratti (in gran parte inediti), provenienti dalle Collezioni della Fondazione Carisbo, dalla Fondazione Cavallini Sgarbi e da gallerie e raccolte private, documentano il “secolo” rossiniano tra neoclassicismo e romanticismo. 

Nella città di Fano, al Museo Archeologico e Pinacoteca del Palazzo Malatestiano, Sala Morganti, la mostra “Rossini, il teatro, la musica” prende spunto dall'esibizione fanese del piccolo Gioachino per conoscere l’innovativo teatro barocco di Giacomo Torelli e per raccontare la tematica della scrittura musicale di colui che diventerà un genio assoluto in questo campo. L’esposizione di autografi a cura della Fondazione G. Rossini e la guida all'ascolto della musica, con proiezione di video in grande scala, consentono ai visitatori di entrare in contatto con l’opera e comprenderne le partiture. 

L’identità marchigiana dell’intero progetto, nella prospettiva di supportare e valorizzare il patrimonio artistico, si estende altresì alle aree colpite dall'ultimo sisma, al fine di incentivarne la riscoperta e lo sviluppo turistico. Proprio da questo territorio marchigiano, dove opera il Museo del Pianoforte Storico e del Suono di Accademia dei Musici, provengono tredici antichi strumenti, da fine Settecento ai primi del Novecento, completamente restaurati e funzionanti, in gran parte della “Collezione Claudio Veneri”. 

Questi strumenti presentano i marchi dei “Maestri” della storia del pianoforte, tra cui il Pleyel, marchio prediletto da Gioachino, e oltre ad essere esposti saranno protagonisti di speciali visite musicali e racconti concerto in ognuna delle tre sedi. La “Mostra del pianoforte storico” è inoltre corredata da immagini video full HD in loop, dal forte impatto emozionale, sulle bellezze storiche, artistiche e naturalistiche dei comuni marchigiani danneggiati dal terremoto.
www.mostrarossini150.it 

Inaugurazione mercoledì 11 luglio 2018 

PESARO Palazzo Mosca - Musei Civici, h 11.30 

FANO Museo Archeologico e Pinacoteca del Palazzo Malatestiano, 
Sala Morganti, h 16 

URBINO Palazzo Ducale - Sale del Castellare, h 18.30 

COORDINATE TECNICHE
PESARO Palazzo Mosca - Musei Civici piazza Mosca 29 
Orari luglio-settembre 
da martedì a domenica e festivi h 10-13 / 16-19.30 
agosto tutti i giorni h 10-13 / 16-19.30
Orari ottobre-novembre 
da martedì a giovedì h 10-13 
da venerdì a domenica e festivi h 10-13 / 15.30-18.30
Visite guidate domenica h 18.30 € 3

URBINO Palazzo Ducale, Sale del Castellare piazza Duca Federico 107
Orari luglio-settembre 
da martedì a domenica e festivi h 10-18 
agosto tutti i giorni h 10-18
Orari ottobre-novembre 
da martedì a giovedì h 10-13 
da venerdì a domenica e festivi h 10-18
Visite guidate sabato, domenica e festivi h 11 e h 16 € 3

FANO Museo Archeologico e Pinacoteca del Palazzo Malatestiano, 
Sala Morganti piazza XX Settembre 4
Orari luglio-settembre 
da martedì a domenica e festivi h 10-13 / 16-19 
agosto tutti i giorni h 10-13 / 16-19
Orari ottobre-novembre 
da martedì a giovedì h 10-13 
da venerdì a domenica e festivi h 10-13 / 15.30-18.30
Visite guidate sabato h 17 € 3
Le biglietterie chiudono mezz'ora prima 
possibile prenotare aperture straordinarie per visite riservate

Biglietto unico per le tre sedi di mostra Pesaro Urbino Fano

Intero € 12
Ridotto € 8 (gruppi min. 15 persone, da 19 a 25 anni, possessori di tessera FAI, TOURING CLUB ITALIANO, COOP Alleanza 3.0 e precedenti; Card Pesaro Cult, allievi Conservatorio G. Rossini, Amici e Friends Rossini Opera Festival); 
Ridotto € 6 (residenti nell’area del cratere sismico);
 Libero (fino a 18 anni, soci ICOM, giornalisti con regolare tesserino, disabili e accompagnatore)

Il biglietto consente l’ingresso al circuito Pesaro Musei (Palazzo Mosca – Musei Civici, Casa Rossini, Aree archeologiche di Via dell’abbondanza e Colombarone) e al Museo Archeologico e Pinacoteca del Palazzo Malatestiano di Fano
Visite speciali (prenotazione obbligatoria)
Visita Musicale nella Storia del Pianoforte

Pesaro
sabato e domenica h 19.30 € 10 + biglietto mostra ridotto € 6 (minimo 10 persone)

6.28.2018

COMUNICATO STAMPA 


JOAN MIRÓ. 

MERAVIGLIE GRAFICHE 1966-1976
Forme, colori e segni di un Maestro dell'arte del Novecento 





 Palazzo della Corgna, Castiglione del Lago (PG)

28 giugno – 4 novembre 2018 



Il meraviglioso mondo di Miró invade le sale del Palazzo della Corgna a Castiglione del Lago. Forme, colori e segni svelano il rapporto del Maestro catalano con i «libri d’artista». 
In mostra 70 opere grafiche appartenenti a quattro serie complete. “È solo questo, una magica scintilla, che nell’arte conta”, scriveva Miró.


Percorrere le sale che ospitano le opere di Miró a Castiglione del Lago significa esplorare l’intima relazione che l’artista catalano ebbe con i «libri d’artista» e scoprire il rapporto complesso tra testo e illustrazione proprio di quegli anni. Lo splendido Palazzo della Corgna ospita dal 28 giugno al 4 novembre 2018 la grande mostra “Joan Miró. Meraviglie grafiche 1966-1976”.
Un itinerario nella creatività poetica di questo straordinario Maestro del Novecento.
La mostra è dedicata alla scoperta del meraviglioso mondo di Miró attraverso 70 opere grafiche appartenenti a quattro serie complete. Nelle sue creazioni surrealiste le forme, i colori e lo straordinario alfabeto di segni sono il risultato dell’incredibile capacità di rinnovarsi alla luce di una visione globale dell’arte, vissuta con curiosità e versatilità.

La mostra “Joan Miró. Meraviglie grafiche 1966-1976” espone quattro serie realizzate tra il 1966 e il 1976: “Ubu Roi” (1966), “Le Lézard aux Plumes d’Or” (1971), “Maravillas con variaciones acrósticas en el jardin de Miró” (1975) e “Le Marteau sans maître” (1976). 
Quattro capolavori che raccontano il “sogno poetico” di Miró, quella sua capacità di oggettivare le immagini della fantasia e di esprimerle attraverso un linguaggio assolutamente personale. Gli sfondi neutri vengono “macchiati” da segni scuri e colori brillanti, come blu, rosso, verde, giallo, in una precisa alternanza tra corpi informi e linee curve, per dare vita alle sue visioni oniriche. Scriveva Miró. “Ho una certa esperienza per poter realizzare quello che si può definire fare un libro, non illustrarlo, che è sempre qualcosa si secondario. Un libro deve avere la stessa dignità di un’opera scolpita nel marmo”.

Fino alla seconda metà dell’Ottocento l’illustrazione costituisce un apparato accessorio al testo, ne è parafrasi sempre subordinata alla parola scritta e con essa è legata da un rapporto prettamente mimetico. Il surrealismo eredita le sperimentazioni delle avanguardie precedenti, ma diventa il terreno più fecondo e longevo per la riflessione sul rapporto tra testo e parola e per la creazione dei «libri d’artista». Per l’ampiezza delle pubblicazioni e per il costante lavoro di sperimentazione intrapreso dagli artisti, il «libro d’artista» surrealista rappresenta uno dei contributi artistici ma anche teorici più interessanti del Novecento e Miró ne fu uno dei massimi sperimentatori.


Miró dialogò con l'opera di alcuni dei principali esponenti del mondo letterario del Dopoguerra. Nelle tredici coloratissime
litografie di “Ubu Roi” ciascuna tavola è lavorata come una scena teatrale in cui forme e volumi sembrano potersi muovere liberamente. Ubu è un personaggio grottesco le cui funzioni viscerali dominano su quelle intellettuali e rappresenta la caricatura di ogni abiezione umana. 
In “Le Lézard aux plumes d’or” Miró diventa illustratore di se stesso: “La lucertola dalle piume d’oro” rappresenta la fusione compiuta tra immagine e testo poetico, in una equilibrata coesistenza di grafismo e immagini.
Nelle illustrazioni di “Maravillas con variaciones acrósticas en el jardin de Miró” l’artista catalano si esprime con segni neri e vivaci macchie colorate dal forte impatto visivo. Le sue “Meraviglie” sono la perfetta espressione di quell'instancabile fantasia nel creare forme e disegni che assomigliano a un linguaggio misterioso e affascinante. 
Con il ciclo “Le Marteau sans maître” Miró rende omaggio al poeta René Chair, una delle voci più importanti della letteratura francese del Novecento. Anche in questa serie Miró non rinuncia al colore, ma la scelta dell’acquatinta valorizza non la lucentezza dei cromatismi ma una delicata, modulata porosità delle superfici. 

La prestigiosa esposizione di Castiglione del Lago è un’occasione unica per lasciarsi incantare dal meraviglioso linguaggio surrealista di Miró. La mostra accompagna il visitatore alla scoperta di quell’alternanza di segni, versi e immagini vibranti di colori. Per poi sorprendersi di inattese visioni e libertà espressive che fanno di Miró l’incomparabile Maestro del Novecento di cui è difficile non innamorarsi. 

LE SERIE IN MOSTRA


Ubu Roi (1966)

“Ubu Roi” è un importante ciclo di tredici coloratissime e corpose litografie del 1966 in cui Joan Miró rilegge il testo teatrale di Alfred Jarry dall’omonimo titolo. Tanti artisti l’hanno rappresentato in diverso modo tra i quali Bonnard, Picasso e Max Ernst. Le illustrazioni di Miró sono certamente il capitolo più importante della trasposizione di Ubu Roi nelle arti visive. Ubu è un personaggio grottesco le cui funzioni viscerali dominano su quelle intellettuali e rappresenta la caricatura di ogni abiezione umana.
L’Ubu Roi con illustrazioni di Miró viene pubblicato da Tériade nel 1966 mentre la stampa delle litografie è affidata a Mourlot. Il risultato è certamente tra i più brillanti dell’intero corpus di livre d’artiste di Miró. In questo ciclo l’artista sperimenta un’espressività nuova. Come sottolinea Patrick Cramer il risultato è sorprendente, poiché ciascuna tavola è lavorata come una scena teatrale in cui forme e volumi sembrano potersi muovere liberamente in composizioni dense che non lasciano spazio a vuoti o pause. A differenza di opere dello stesso periodo Miró dà l’impressione di lavorare a stretto contatto col testo di Jarry. Il ciclo si apre con un episodio non menzionato nel testo: “Naissance d’Ubu”, composizione caotica che intreccia il rappresentabile (un gallo, un fallo, una mano) con l’irrappresentabilità strutturale del personaggio di Ubu. Le tavole che seguono, se da un lato paiono suggerire un filo narrativo, è altresì vero che esse rimandano al testo solo per accenni, per sineddochi (un uncino, una corona, una nave) e, laddove si identificano dei personaggi, questi non mantengono una caratterizzazione stabile delle forme che ne permetterebbe una sicura identificazione, ma piuttosto vengono piegati all’esigenza di continua trasformazione che è parte essenziale della poetica di Miró.


Le Lézard aux Plumes d’Or (1971)

 

Nella serie “Le Lézard aux plumes d’or” Miró diventa illustratore di se stesso. Il testo ha un carattere tipicamente surrealista per la capacità di evocare un folto universo di immagini, di gesti e di movimenti. Il lettore si trova costretto a vagare in un paesaggio ambiguo e straniante dove le sequenze di immagini si susseguono senza sosta, dove l’assenza di punteggiatura non lascia spazio a pause o silenzi, dove la disposizione del testo spezza le norme tipografiche per muoversi liberamente sul foglio. L’opera riproduce interamente il poema di Miró in stampa litografica e comprende 15 litografie a colori.
Il testo poetico enfatizza con forza le parole che indicano colori: oeillet rouge, neige rose, les points rouges de ma cravatte, dessous bleus, des poissons violets, bébé rose, maman brune, la cerise rouge, parola che in questo modo diviene pittura. In secondo luogo troviamo un ampio ventaglio di riferimenti erotici che procedono spesso per vertiginose metafore o delicate allusioni. Il testo, attraverso l’uso della litografia si presenta nel libro non come semplice carattere tipografico ma riproduce la grafia di Miró. Le lettere in questo modo possono abbandonare regole e regolarità e concedersi repentine variazioni nelle dimensioni e nello spessore. Anche la distribuzione del testo destabilizza le abitudini del lettore, poiché muove spesso per direzioni arbitrarie fino a comporre movimenti circolari. Evidenti sono le variazioni nella densità del testo che alterna zone di scrittura serrata a pagine occupate solo da poche parole. Inoltre, Miró pare talvolta collocare elementi che non appartengono al fluire del testo, ma che si isolano come soggetti autonomi o meglio come oggetti dipinti con la parola (si veda in particolare la parola Harpes). Il movimento rapsodico del testo rimanda all'invisibile lucertola che sembra lasciare la scia del suo passaggio. Allo stesso tempo, testo e gesto pittorico sembrano talvolta confondersi laddove le lettere scivolano nell'ornamento, tanto che le due ultime pagine sembrano come congedare la scrittura in una casualità di linee, punti e curve.



Maravillas con variaciones acrósticas en el jardin de Miró (1975) 


In questo ciclo di opere Miró illustra una raccolta di testi poetici che Rafael Alberti dedicò all’artista catalano. Si tratta di venti litografie a colori realizzate nel 1975. Alberti (Cadice 1902 – Madrid 1999) è certamente uno tra i maggiori e più influenti poeti spagnoli del Novecento. Ha percorso questo secolo attraverso un’amplissima e variegata concezione del testo letterario, attraverso inquietudini formali e tematiche dando vita ai generi più diversi con una potenza lirica che lo rende, a pieno titolo, un classico vivente che va oltre i limiti di una generazione o di un popolo. Questa forza che è solo dei grandissimi pervade certamente anche il percorso di Miró. Nelle illustrazioni di “Maravillas con variaciones acrósticas en el jardin de Miró” l’artista catalano si esprime con segni neri e vivaci macchie colorate dal forte impatto visivo. Caratteristica di Miró è la sua instancabile fantasia nel creare forme e disegni che assomigliano a un linguaggio misterioso e affascinante. Il jardin prima che un luogo da attraversare sembra una dimora del colore dove i fiori sfilano per dare vita a cromatismi sorprendenti. Fiori che sbocciano anche negli acrostici che percorrono tutto il testo, tanto che la parola Miró (assieme alla parola Pilar, moglie dell’artista) diventa una sorgente inesauribile di immagini e significati, un’origine privilegiata della creazione artistica. La disposizione del testo, inoltre, spezzando le convenzioni tipografiche, disegna figure geometriche, scivola su scale di parole o, verticalmente, dispone suoni come tratti sulla pagina. Suoni che talvolta, seguendo il solco delle jitanjaforas di Alfonso Reyes, esprimono non un significato ma un puro valore fonico.
Le venti litografie di Miró che accompagnano il testo sono il perfetto completamento della ricerca poetica di Alberti. L’artista, infatti, utilizza colori e tratti come segni di scrittura pittorica. Sono segni nel vuoto della pagina bianca, senso o meglio “pre-senso” che emerge dallo spazio bianco e che rifugge la densità degli elementi. Le opere sono chiaramente percorse da un filo compositivo. In primo luogo c’è un parziale abbandono dei rimandi mironiani alle forme della natura e del cosmo nella direzione di una maggiore astrazione. In secondo luogo, le opere alternano un formato più piccolo a tavole di più ampio respiro spaziale. Nelle prime si può individuare una trasposizione pittorica della variazione musicale come modalità compositiva ed un ancor più chiaro richiamo alle variaciones acrósticas di Alberti. Pochi elementi compositivi, un tratto nero pastellato e tocchi sui toni dei colori primari e secondari costituiscono una “grammatica” stabile ed essenziale di elementi. Le combinazioni di questi elementi sembrano un esercizio che se qui è limitato dal numero delle opere (come gli acrostici nel testo di Alberti) rimanda sempre ad una possibilità di infinita generazione e rigenerazione. D’altra parte, nelle tavole più grandi Miró non abbandona del tutto l’idea della variazione, ma muove verso composizioni più aperte nelle quali in una magnifica polifonia di consistenze cromatiche emerge con forza il tratto nero del calligramma.


Le Marteau sans maître (1976) 


Questa serie è prima di tutto una raccolta di versi del poeta René Chair, una delle voci più importanti della letteratura francese del Novecento, tanto che nel 1959 Albert Camus lo definì il nostro maggior poeta vivente. In “Le Marteau sans maître” è l’uomo ad essere sotto assedio, uomo la cui vita è inesprimibile, negata, costante esito di lotte. Sono vividi gli echi dei drammi del Novecento, ma in maniera più generale si manifesta una perdita di senso nel rapporto tra l’uomo e il mondo. “Le Marteau sans maître” (1976) è, seppur tardiva (Miró ha 82 anni), la più felice delle collaborazioni tra Miró e Chair. Si tratta di un portfolio realizzato su carta Giappone, molto pregiata, con testo stampato a mano con tecnica tipografica. La seri è composta da 23 tavole incise all'acquatinta a colori.
Le tavole di Miró, da un punto vista stilistico e compositivo, seguono il solco tracciato un anno prima in “Maravillas con variaciones acrósticas en el jardin de Miró” (1975). Troviamo quindi segni nello spazio vuoto, una tendenza all’astrazione e l’utilizzo di due formati per le opere che al contempo tracciano una “narrazione” complessiva del ciclo e che muovono, con strumenti in parte diversi, verso una rotazione creativa di pochi elementi compositivi. Al contempo, le opere di “Le Marteau sans maître” evidenziano una maggior violenza latente, un tratto che più che al gioco tende ad un insito tormento. Sono sensazioni mai drammatizzate, sempre rese nell’essenzialità degli espedienti stilistici che rimanda alla poetica di Chair. Si vedono quindi forme che tendono alla chiusura degli spazi, si ravvisa un nero che asciuga il respiro delle composizioni e che nelle tavole più grandi abbandona la serenità del calligramma per richiamare la struttura del tentacolo, di un nero intestino. Non sorprende che più di un osservatore (suggestione o meno poco importa) abbia colto in una delle opere le sembianze di un uomo sull’orlo di un baratro. Infine Miró non rinuncia al colore, ma la scelta dell’acquatinta valorizza non la lucentezza dei cromatismi ma una delicata, modulata porosità delle superfici.


La mostra, a cura di Andrea Pontalti, è promossa dal comune di Castiglione del Lago e organizzata da Sistema Museo e Cooperativa Lagodarte, in collaborazione con Aurora Group.




INFO:
 
Data: 27 giugno – 4 novembre 2018
Luogo:  Palazzo della Corgna, Castiglione del Lago (PG)

Orario: 
fino al 30 settembre tutti i giorni 9.30–19.00; 
ottobre-novembre tutti i giorni 9.30–18.30. 
Ultimo ingresso 45 minuti prima dell’orario di chiusura. 
È possibile prenotare l’apertura straordinaria per visite riservate.

Biglietto: 
Il biglietto comprende la visita al Palazzo della Corgna e alla Rocca del Leone. 
Intero euro 8; ridotto A euro 6 (gruppi +15; fino a 25 anni); 
ridotto B euro 3 (6-18 anni); 
unico residenti Comune di Castiglione del Lago euro 4; 
gratuito bambini fino a 5 anni.

Visite guidate: 
in italiano € 80; 
in inglese € 100. 
Al costo si aggiunge il biglietto ridotto.

Informazioni e visite: 
Palazzo della Corgna +39 075 951099 - cooplagodarte94@gmail.com

Prenotazioni: 
Call center + 39 0744 422848 (dal lunedì al venerdì 9-17, sabato 9-13, escluso festivi) - callcenter@sistemamuseo.it

www.palazzodellacorgna.it

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6.03.2018


La musica di Andrea Castelfranato nella suggestiva  Abbazia di Pomposa



by Esterina Pacelli

Il 9 giugno  è in programma il concerto di “Acoustic Guitar Solo” di Andrea Castelfranato in uno dei luoghi più incantevoli del nord Italia, l’Abbazia romanica di Pomposa, in provincia di Ferrara.

L’Abbazia risalente al VI-VIII secolo, ma la sua massima fioritura avvenne nel XI secolo sotto la guida dell’abate Guido, ottenendo l’appellativo di “Pomposa Felix”: scrigno di arte e fulcro di incontri di culture diverse, di grande importanza per la conservazione e la diffusione del sapere nel Medioevo, grazie ai monaci amanuensi che vi si risiedevano.  
Luogo di innovazione e di invenzioni, -è importante ricordare il monaco benedettino Guido d’Arezzo, teorico della musica ed ideatore della moderna notazione musicale con la sistematica adozione del tetragramma, per diventare poi, l’odierno pentagramma-, tra architettura, arte e cultura, in questo scenario seducente, Andrea Castelfranato presenterà la sua musica.

Castelfranato, nasce come chitarrista classico, poi si avvicina alla chitarra acustica. Conosce, studia ed assimila diversi linguaggi, grazie anche ai contatti con musicisti di fama nazionale ed internazionale. 
Negli anni  diventa  “un nomade della musica”, viaggia molto, lo scambio tra le diverse culture diventano fondamentale per il confronto e per coniugare il suo sapere con quello di altri, rafforzando il proprio stile, riuscendo a trasformare  i colori, i profumi,  i momenti vissuti, in musica. E’ una musica per capire la vita, definisce i contorni dei ricordi 
che il tempo inesorabilmente tenta a cancellare, cresce la voglia di emergere  e cercare un nuovo inizio. E’ la sintesi di un inizio e di una fine, e poi, è la fine di un nuovo inizio. E’ musica.
Non è solo la preparazione accademica  che lo erge a chitarrista virtuoso, è la voglia di perfezionarsi attraverso la  curiosità di nuovi studi, conoscere e assimilare moderne forme di espressioni musicali.
Il suo stile varia dal fingestyle, fingerpicking al country blues fino alle tecniche più sperimentali quali tapping, percussioni sulla cassa e open tuning.
Castelfranato, trascrivere atmosfere di musica vera, di musica rara e di rievocazioni, solo partecipando al concerto “Acoustic Guitar Solo” presso il Chiostro dell’Abbazia di Pomposa,si potrà apprezzare la bravura di questo chitarrista emergente.

Ad maiora!

Ingresso gratuito. 



5.17.2018



COMUNICATO STAMPA by Federica Maria Giallombardo


"The Walls of Standing Time" a cura di Federica Maria Giallombardo | vernissage Venerdì 18 Maggio ore 18.00, CASA TURESE arte contemporanea (Vitulano)


Ezra Pound sosteneva che esistesse un’arte capace di giungere alle soglie della rivelazione esistenziale – una scintilla di purezza. Sottratto alla contingenza dell’attimo presente e insieme sempre identico a sé, il tempo stante/istante, ovvero il passaggio dai sensi all’emozione e all’intelletto, costituisce il periodo della poesia. The Walls of Standing Time: assimilazione bergsoniana – si pensi anche a Einstein, a Planck, a Lukàcs e prima ancora al panta rhei di Eraclito – del tempo alla vita e dello spazio alla morte. L’istante di tale assimilazione è, con le parole dello stesso Pound, “il complesso intellettuale ed emotivo presentato in un istante”.

In occasione del quinto anniversario di Casa Turese – era infatti l’11 maggio 2013 quando Tommaso De Maria decise di inaugurare lo spazio espositivo al centro di Vitulano (BN), situato nella dimora ottocentesca della servitù di Palazzo Riola nel Casale Fuschi di Sopra – la mostra The Walls of Standing Time celebra il primo traguardo raggiunto in questi anni intensi e colmi di soddisfazioni, sacrifici, riflessioni.

I sette artisti esposti – Michele Attianese, Nicola Caredda, Maurizio Carriero, Annalisa Fulvi,Emanuele Giuffrida, Angelo Maisto, Carlo Alberto Rastelli – simboleggiano un percorso ricco e multiforme intrapreso grazie ai legami stretti lungo un’asse temporale mai spezzata, elogio di nobilitazione e affermazione.



Luogo versatile e vivace – una vera “officina di idee” sostenuta e supervisionata da intellettuali di intensa portata – a Casa Turese memoria familiare e collettiva si intrecciano in nome dell’arte contemporanea.
Tommaso De Maria ha conservato il vissuto dei suoi avi (non è casuale il termine “Casa”) e con passione e risolutezza straordinarie porta avanti una nuova linea di pensiero, ovvero una concezione dell’arte come dottrina di mutamento, come tempo soggettivo – reale, concreto, vivente – in contrappunto dialettico con l’assolutezza del medium storico, oggettivo.

La filosofia di Casa Turese, in una tradizione che fonde duttilità e diversità di linguaggi, stili, tecniche e personalità, è capace di arricchire con innovazioni e proposte non convenzionali pur senza perdere la propria referenzialità abituale; segue in pellegrinaggio il tempo della metamorfosi e allo stesso modo evoca a balzi audaci la storia. E gli artisti che abbracciano tale filosofia indagano con carisma il reale nelle sue ragioni profonde, illustri rappresentanti di una visione del mondo esposta in sintesi immaginifica –indagine interpretativa e globale del simbolo e delle contraddizioni del vivere. La magia è che questa operazione raccoglie anche un’ardente testimonianza di come l’arte abbia molti volti e variamente si articoli nel tempo, ma sia sempre e di nuovo sé stessa, in una continuità insieme drammatica e melodiosa. Un sentimento per cui non si può fare a meno di essere grati.

Federica Maria Giallombardo