5.18.2017

rubrica

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by Esterina Pacelli
Il Festival dell’Erranza nasce nel 2013 per volontà di Roberto Perrotti, ideatore e direttore artistico. 
Si svolge, fin dalla prima edizione, nel complesso monumentale cinquecentesco di San Domenico in Piedimonte Matese (Ce).
Nel corso delle diverse edizioni, ha ricevuto sempre più una crescente approvazione dalle diverse Istituzioni. Oggi vanta del patrocinio dell’Ente Provinciale Turismo di Caserta, il patrocinio della Provincia di Caserta e il patrocinio della Città di Piedimonte Matese, oltre alla partecipazione di Emergency e Amnesty International, la collaborazione del Museo Campano di Capua, il Museo Civico di Piedimonte Matese, tante associazioni  e librerie come La Feltrinelli di Caserta, inoltre la partecipazione di sponsor e in particolare il maggior sostenitore la ditta Mangimi Liverini s.p.a.
Il Festival dell'Erranza è riconosciuto a livello internazionale come promotore della cultura nel suo genere. La presenza di autori-ospiti, la cui diversa provenienza geografica con una formazione culturale varia, ha contraddistinto ogni volta il festival, generando uno standard qualitativo molto alto. 
Il chiostro di San Domenico si popola non solo di viaggiatori ma di curiosi e diventa un luogo di ritrovo. L’incipit è il racconto, che si trasforma in un  confronto di esperienze di vita di persone, che con coraggio, hanno vissuto momenti intensi. 
Si sa che l’astrazione di erranza è insita in ogni uomo, ma solo ai più, spinge ad intraprendere il viaggio di ricerca e di scoperta. E’ l’incontro con chi a modo proprio inizia un cammino, ma è anche l’incontro con chi a modo proprio conclude un cammino. Ascoltare ogni ospite è un viaggio nel viaggio poiché si entra in simbiosi con il racconto e con le emozioni di ognuno di loro. 

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Roberto Perrotti è psicanalista, responsabile diagnosi e clinica psicologica UOSM Puglianello ASL BN1, giornalista, scrittore, viaggiatore, ideatore e direttore artistico del Festival dell’Erranza.  
Dirige la collana “Solare” dell’A.S.M.V. 
Ha pubblicato per il Gruppo Editoriale  Guida “La trilogia dei capperi” (2005) e Passodincanto (2008) 
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Come nasce il Festival dell'Erranza?
I motivi che hanno ispirato l’idea dl Festival dell’Erranza sono simili a quelli che inducono un viandante a mettersi in cammino.
La sua mente sul principio sarà affollata di emozioni contrastanti, ma dopo i primi passi, quando l’incedere avrà trovato il suo ritmo, le idee si saranno disposte probabilmente in modo nuovo.
Questo è il momento nel quale si può riflettere sulla propria scelta.
A noi è capitato qualcosa di molto simile. Dopo aver percorso un buon numero di cammini, abbiamo riconosciuto la ragione della nostra scelta ed eccone una sintesi.
Il Festival dell’Erranza è il luogo dove s’incontrano viaggiatori, sportivi, filosofi, religiosi, scrittori e artisti per indagare sull'arte di girare il mondo, sulla necessità di mettersi in cammino, sulla tendenza al nomadismo, sull'entusiasmo all'esplorazione, sull'impulso al viaggio e sulla fatica del migrare.
Ci si è disposti così nel corso degli anni all'ascolto delle loro narrazioni, che hanno sollecitato riflessioni e inferenze sui temi centrali della modernità.
Nell'organizzare gli incontri, si è armonizzato il contributo artistico con quello di ricerca, la riflessione filosofica con il resoconto di viaggio.

Il Festival si tiene, fin qui, nel borgo antico di Piedimonte  Matese.
La scelta è caduta sulla cittadina del Medio Volturno sia perché è attigua a una tappa storica della via Francigena del Sud, sia perché rappresenta un centro di forte interesse storico e culturale, che ha affascinato viaggiatori, studiosi e artisti e, inoltre, in quanto terra di confine e di accoglienza.
Ma c’è di più.
Siamo convinti che un festival di tale matrice debba necessariamente tenersi in uno spazio che recuperi il senso della storia e della bellezza, che trasmetta vibrazioni di vita e che offra opportunità di convivialità.
Per questi motivi si è scelto come sua “stazione di posta” elettiva di complesso monumentale di San Domenico, il suo ampio e ricco Chiostro cinquecentesco, l’Auditorium e la Cappella del Rosario, congiuntamente alla piazza antistante  e al quartiere antico del centro storico del borgo.

Il tema cambia ad ogni edizione, perché?
E’ inevitabile che il termine “erranza”, declinato nei suoi molteplici significati, conduca –è il caso di dirlo- verso argomenti di forte impatto e di grande attualità, come il disporsi al cammino, l’ospitalità, l’accoglienza, la dimora, la relazione con l’Altro, la visione dell’estraneo, la definizione di confine. Le edizioni che finora si sono avvicendate hanno provato a illuminare questi temi.

Mi parli delle edizioni passate.

La Prima Edizione, Passaggi di umanità
Il tema di questa edizione è stato dedicato ai passaggi di umanità. Gli ospiti, seguendo ognuno la propria sensibilità, si sono interrogati sulla crisi antropologica che investe la nostra contemporaneità, chiedendosi dove questa intende condurci, che cosa, attraverso essa, sta emergendo e quali sono i “passaggi” per affrontarla. Negli ultimi anni,infatti, si ha la sensazione che un’intera cultura si vada sbriciolando e corrompendo. Si avverte quindi la necessità di promuovere una cultura creativa, che possa mediare  le dimensioni profonde dell’anima e i linguaggi della politica e della società. Una cultura che possa definirsi del transito in atto e della trasformazione. Gli incontri ofrono la possibilità di spunti interpretativi su cosa stia realmente accadendo e quali sia la direzione di questi mutamenti radicali.

La Seconda Edizione, La Dimora e l’Altrove
Indagare la relazione Dimora/Altrove ci aiuta, di certo, a estendere la riflessione sul senso dell’errare.
Si potrà riflettere sull’idea di confine, di sosta e di residenza, che esprime il concetto di sicurezza e di possesso. Gli autori sono stati invitati ad interrogarsi sul senso della Dimora, ad ampliare il significato e a coglierne la molteplici inferenze. La Dimora esprime l’idea del “confine”, del luogo di sosta, di residenza, di nascita. Racchiude il concetto di sicurezza, di possesso, di potere. E’ il luogo dove si anela ritornare, dal quale si intende allontanarsi. Spazio mitico, rifugio per il nostro corpo, perimetro sacro che ci rappresenta e ci identifica, area da preservare a costo della vita, luogo da difendere e che ci difende. L’Altrove potrà, invece, determinare una rottura con la quotidianità, sia sul piano interpersonale sia spaziale.
L’incontro con l’Altro, stimolerà le capacità percettive, attentive e ricettive, lo sguardo si modificherà, si osserverà con l’occhio dello straniero, si vedrà, in altre parole, soltanto ciò che già si conosce. I “nuovi mondi” potranno apparire bizzarri, incomprensibili, enigmatici e la relazione con l’Estraneo potrà evocare emozioni profonde e paure nascoste. L’Alterità potrà presentarsi in più forme, assumere il carattere romantico, malinconico, esotico, spirituale, spaventoso. Dal confronto con la Diversità, dallo specchiarsi in essa, potranno nascere emozioni nuove e sorprendenti: il viaggiatore da un lato ricerca la diversità, dall’altro respinge gli elementi non familiari.

La terza edizione, Lo straniero e le Nuvole.
Il tema fa riferimento all'ospitalità e all'incontro con l’Altro e il suo titolo ha una chiara derivazione baudelairiana.
Si guarda allo straniero come fonte d’interrogazione e dono di conoscenza, volgendo lo sguardo anche alla mutevolezza a all'indecifrabilità delle nuvole.
Il viandante nel porsi in cammino incontra inevitabilmente la propria estraneità e viene spinto a investigare su questo fenomeno di confine. L’esperienza, se vissuta nella ricerca e nell'appropriazione di senso, condurrà alla figura dello straniero, nel suo più ampio significato.
Questo, provenendo dall'esterno, pone inevitabilmente il problema dell’accoglienza, insieme a quello della minaccia: lo straniero da un lato sarà vissuto come ospite, dall'altro come nemico. Egli, infatti, è il portatore di un dono -la nostra identità si definisce nella relazione con l’estraneo-, ma anche d’inquietudine -la sua presenza è vissuta spesso come una minaccia-. Suscita in noi ammirazione e timore.
Capiterà di chiederci, dinanzi a tanta diversità, quali sono le cose che egli ami di più.
Fu proprio questo che Charles Baudelaire, poeta errante, chiese allo straordinario straniero, nel poemetto, “Lo Straniero” e quell'uomo enigmatico rispose che non amava gli amici, la patria e l’oro, ma amava “le nuvole meravigliose che passano laggiù”
Le nuvole, che passano sulla nostra testa, sono anch'esse enigmatiche, indecifrabili, imprendibili, in continuo movimento come lo straniero. Nell'ammirare la loro forma, il loro colore, le loro movenze, proviamo a interrogarle, a capirne un segno. Aprono squarci di luce e gettano ombre, volano nel cielo, nei disegni dei bambini e nei nostri sogni. Il nostro destino è legato alla loro rotta: dobbiamo imparare a decifrarle, a cogliere la loro mutevolezza, la loro minaccia, il loro linguaggio, la loro straordinaria erranza.
In questa luce si potrà cogliere la polivalenza dello straniero e investigare il significato dell’ospitalità e dell’accoglienza.


Nella quarta edizione c’è stato un cambiamento.  E' stato inserito ‘Incontri di Primavera’ è la pre-apertura del festival in un giorno di primavera. E’ l’augurio di un nuovo "cammino" verso il Festival dell’Erranza, che si svolgerà come di consueto,  a settembre.



Il 13 giugno,  Vinicio Capossela ha inaugurato ‘Incontri di Primavera’ parlando delle sue opere e della sua erranza.







I Confini e i Volti.
Si è affrontato il tema del limite, del bordo e della frontiera, con un particolare riferimento alla relazione con l’Altro, al suo Volto, al suo senso di Infinito.
Gli ospiti hanno potuto riflettere sul significato del confine, di linea reale o mentale, di bordo che delimita l’Altro.
Ogni divisione, in realtà, crea una doppia visione che consente di contemplare la diversità insita in ogni Alterità.
L’uomo da sempre ha vissuto sul limite e si è dibattuto spesso sul suo dualismo, sulla sua molteplice personalità, sulle diverse interpretazione del mondo, della religione e della società.
La traccia, il solco, la soglia e il confine tendono a delimitare uno spazio, togliendolo del nulla per consegnarlo a una dimensione.
La vita dell’uomo è un passaggio continuo sul limite dell’io e dell’Altro.
Non è un caso che si definisca con-fine il luogo dove entrambi hanno la loro fine per poi incontrarsi.
L’incontro avviene per necessità attraverso una relazione diretta:”faccia a faccia”.
Ciò si realizza, in altri termini, attraverso la visione del Volto dell’Altro. 
Immagine vivente, nuda e vulnerabile.
Il Volto dell’Altro sorprende e la nostra risposta diviene spesso un modo per interrogarci sulla nostra stessa identità.
Il Volto rappresenterà la vera frattura in un territorio unificato e renderà possibile ogni discorso intorno alle relazioni umane.

L'edizione 2017, che cosa prevede?




Si parte anche quest'anno con 'Incontri di Primavera’. 
Peppe Barra ha aperto con parole e suoni evocativi della tradizione popolare il cammino verso le date del 29, 30 settembre e 1 Ottobre. Sono previsti, come sempre, incontri, spettacoli e riflessioni sul tema Il Dono e l'Impossibile



Il tema di questa edizione riguarderà il Dono e la sua complessità.
Si guarderà al dono della terra e della bellezza, dell’intelligenza e dell’estro, dell’ospitalità e del soccorso e si proporrà una riflessione sulla sua ambiguità e sul suo misterioso circuito.
Il dono, inteso come gesto di generosità e di gratuità, crea inevitabilmente nuovi e profondi legami sociali, simbolici e relazionali fra chi dona e chi riceve.
Un “contratto sacro”, a dir poco speciale, si stabilisce fra il benefattore e il beneficiario, caratterizzato da tre momenti cruciali: il dare, il ricevere e il restituire.
E’ come se il dono “obbligasse” alla reciprocità e alla simmetria.
L’atto di donare determina, di fatto, una svolta nella relazione con l’Altro: si passa da un’iniziale gratuità a una conseguente reciprocità.
Il dono rivela, in questo modo, un’essenziale duplicità e ambivalenza.
Sarà possibile restituire al dono la sua innocenza?
Affinché rimanga gratuito, anonimo e incondizionato, l’evento del dono dovrà superare il limite del possibile.


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Ringrazio il direttore artistico dottore Roberto Perrotti per la sua disponibilità a Raccontar.Si. 
Appuntamento al Festival dell'Erranza, Il Dono e l'Impossibile - 29-30 Settembre e 1 Ottobre 2017- Chiostro di San Domenico - Piedimonte Matese (Ce)








5.10.2017

riceviamo e pubblichiamo - COMUNICATO STAMPA



GIORGIO CATTANI Di là da dove per andar dove
a cura di ANDREA B. DEL GUERCIO

presentazione della monografia edita da Skirà (2016)


CASA TURESE arte contemporanea, Vitulano (BN)
13 MAGGIO / 29 LUGLIO 2017

VERNISSAGE Sabato 13 Maggio ore 18.00


Casa Turese Arte Contemporanea presenta Sabato 13 Maggio alle ore 18.00 Di là da dove per andar dove, a cura di Andrea B. Del Guercio, mostra personale di Giorgio Cattani.







Saranno esposti una serie di lavori storici dell’artista ferrarese, da sempre legato a questo territorio per la lunga collaborazione con la galleria Art’s Events di Tonino De Maria. 






Questa mostra rappresenta il primo evento espositivo in galleria del nuovo anno, dopo la partecipazione ad Art Fair Koln (Germania) lo scorso mese di Ottobre, vetrina importante per la galleria sannita in ambito internazionale. Durante il vernissage sarà presentata la monografia Giorgio Cattani: Di là da dove per andare dove, a cura di Andrea B. Del Guercio, edita da Skira Milano alla fine del 2016, un volume che fa luce sull’eclettica produzione artistica di Giorgio Cattani che spazia dall’istallazione alla video-scultura, alla pittura e al disegno. Si tratta del primo ampio studio monografico sull’artista che opera una ricognizione della sua opera tracciando le linee di un percorso creativo che parte dagli anni Settanta con la partecipazione al Pac di Ferrara, prosegue nel gruppo del Centro Video Arte e successivamente nella scena romana degli anni Ottanta, legata alle esperienze transavanguardistiche, fino all’incontro con Achille Bonito Oliva che apre ad importanti riconoscimenti internazionali. Alla presentazione del volume interverranno l’artista ed il curatore del volume.






Giorgio Cattani

Nasce a Ferrara nel 1948. Si diploma all’Istituto d’Arte Dosso Dossi e si laurea con il presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Risiede per un lungo periodo a Roma, successivamente si trasferisce a Palma di Maiorca, New York, Vienna per poi rientrare a Ferrara. Partecipa alle più
grandi rassegne d’arte internazionali: nel 1987 alla II Biennale Internazionale di Colonia, nel 1988 a Documenta 8 a Kassel, nel 1993 ad “Aperto 93” in occasione della Biennale di Venezia, nel 1995 al Palazzo delle Esposizioni di Roma, l’anno successivo alla Triennale di Milano, nel 2001 nel Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel Grand Palais a Parigi.. Importanti le presenze nelle Fiere d’Arte di Basilea, Bologna, Colonia, Düsseldorf, Los Angeles, Chicago. Ai grandi eventi espositivi si collega un
percorso di mostre monografiche in diverse gallerie quali Galleria Vinciana, Studio Lattuada a Milano, Lange Galerie a Graz, Studio Bocchi, Ennio Borzi a Roma, Bleeker Gallery a New York, Galleria Ferran-Cano a Barcellona, Galleria Triebold a Basilea, Galleria Cesare Manzo a Pescara, Galleria Vigato ad Alessandria, Kreis Galerie a Nurnberg, Casa Turese a Vitulano e Five Gallery a Lugano. Attualmente insegna Tecniche Pittoriche presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano ed è direttore artistico della Fabula Fine Art Gallery di Ferrara.



Andrea Del Guercio

Laureato in Storia dell’Arte Medievale e Moderna presso L’Università degli Studi di Firenze nel 1978.
E’ titolare della Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), dove ha ricoperto numerosi incarichi, quali Direttore delle Scuole di Pittura, Coordinatore dell’Istituto di Teoria e di Storia dell’Arte, Consigliere di Amministrazione. Ha insegnato presso le Accademie di Urbino, Firenze e Frosinone. Ha insegnato presso la New York Studio School e tenuto conferenze nelle Università e Musei degli Stati Uniti, in Germania, Francia e Svizzera. 
Ha ricoperto numerosi ruoli di Direttore Artistico nel circuito Museale ed espositivo internazionale d’arte moderna e contemporanea; ha diretto la Galleria d’Arte Moderna di Forte dei Marmi, il Simposio Internazionale di Scultura di Carrara. Direttore Artistico e Consulente di Gallerie d'Arte, Fondazioni e Società per la creazione di Raccolte e Collezioni d'Arte Contemporanea. Commissario per la Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1988 e per gli eventi collaterali del 2007.
Curatore di grandi mostre, progetti speciali, volumi monografici e tematici. 
Presidente della Fondazione Primo Conti Archivi delle Avanguardie Storiche tra il 1990 ed il 1994 a Firenze.
Dal 2007 si occupa specificatamente del progetto di 'accessibilità' allargata al sistema dell'arte contemporanea, diventando tra i maggiori esperti in quest'area, caratterizzata dalla presenza del sistema globale della produzione artistica delle nuove generazioni e dall'affermazione di un diverso collezionismo.
Operando sul mega bacino creativo interno all'Accademia di Brera, ha predisposto e dirige il
sistema di affermazione e diffusione 'AccademiaContemporanea-OffBrera' e 'Five Gallery' a
Lugano; il Progetto opera sullo sviluppo delle relazioni tra i nuovi talenti dell'arte contemporanea e l'istituzione di un nuove collezioni nel tessuto socio-familiare e aziendale, tra queste MorningStar Italia, Barclays Italia, PWC Italia, BancaSistema , Argos Milano, Molteni, Twister Goup, Medtronic Italia, Iltex Italia, Tecno






CASA TURESE galleria • edizioni d’arte
Via Fuschi di Sopra 64, 87, 89 – 82038 – Vitulano (BN) - ITALIA • mail: info@casaturese.it • web: www.casaturese.it

5.04.2017

IL MAGGIO DEI LIBRI






by Esterina Pacelli


L’Associazione Storica Valle Telesina –ASVT- aderisce anche quest’anno alla campagna nazionale promossa dal Centro per il libro e la lettura del Ministero dei Beni Librari e delle Attività Culturali e del Turismo in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Il Maggio dei Libri è la campagna nazionale nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale della lettura nella crescita personale, culturale e civile. 
Dal 23 Aprile fino al 31 Maggio, in Italia ci saranno oltre 1.800 manifestazioni per la valorizzazione del libro e della lettura.
L’ ASVT presenta il proprio calendario di eventi, con ben quattro appuntamenti dislocati tra San Salvatore Telesino, Telese Terme e Faicchio. 
Sono stati proposti incontri per soddisfare le diverse esigenze dei lettori, il programma prevede la presentazione di non solo manoscritti in riferimento al territorio, ma anche due romanzi di autori locali.



Venerdì 5 maggio 2017 ore 17.30 – S. Salvatore T., Abbazia del S. Salvatore de Telesia
Presentazione dei libro di Giovanni Araldi
Vita religiosa e dinamiche politico-sociali. Le Congregazioni del Clero a Benevento (sec. XII-XIV)
Saluti delle autorità
Interventi:
Lugi Cielo, storico dell’Arte medievale
Luca Arcari, ricercatore di Storia della Chiesa, Università Federico II di Napoli
Sarà presente l’autore

Sabato 6 maggio 2017 ore 17.30 – Telese Terme, Sala Goccioloni
Presentazione del romanzo di Giulia Di Nola
I segreti di Zefiro
Saluti delle autorità
Interventi:
Angela Maria Pelosi, Dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore “Telesi@”
Giovanna Battaglino, ASVT
Partecipazione di Sara Bucci – attrice, Pompea Del Vecchio – Pro Loco Telesia
Sarà presente l’autrice

Sabato 13 maggio 2017 ore 10.00 – Faicchio, Istituto Tecnico per il Turismo
Presentazione dell’Annuario di Storia, Cultura e varia Umanità 2016 dell’ASVT
Saluti delle autorità
Interventi:
Elena Mazzarelli, Dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore Faicchio – Castelvenere
Jonathan Esposito, conferenza su: Viaggiatori inglesi a Napoli e nella Valle del Titerno

Sabato 27 maggio 2017 ore 17.30 – Telese Terme, Biblioteca comunale
Presentazione del libro di Antonio Vecchiarelli
Napoli na
Saluti delle autorità
Converseranno con l’autore:
Esterina Pacelli, bibliotecaria e consulente Beni culturali
Luigi Cielo, storico dell’Arte medievale
Immacolata Brignoli di Brignoli Edizioni
Musiche con Matteo Gaetano


5.03.2017

rubrica 

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by Esterina Pacelli


Raccontar.Si è uno spazio virtuale per dare voce agli artisti che non rientrano in nessuna “nicchia”, ma che hanno molto da dire.
E’l'incontro con chi attraverso i propri Pensieri, le proprie Parole e le proprie Opere riesce a dar vita all'unicità emotiva per farsi conoscere.
Un po’ di tempo fa, parlando con degli amici coniai il termine Movimento Orizzontale, inteso come l’arte che emerge dal popolo dove non ci sono ‘poltrone’ ma solo Libertà. Manifestare la sensibilità, mettere in gioco il proprio IO, è la forma più rivoluzionaria che ci possa essere. La Rivoluzione Culturale avviene attraverso coloro che hanno una propria padronanza espressiva, un linguaggio artistico vero, che hanno inciso sul territorio di appartenenza segni di innovazione, determinando un punto di partenza.

Un giorno scrissi: “voglio fare la rivoluzione … la rivoluzione culturale attraverso il movimento orizzontale”
Fausto mi rispose: bene, falla!

La vita è beffarda, si prende gioco di noi, perché il 30 marzo è scomparso il più grande Chitarrista italiano e un Grande Uomo, Fausto Mesolella. 
Colui che ha sempre combattuto per le sue idee mantenendo fede alla sua visione di vita, senza scendere a compromessi ma sostenendo il suo Credo nella musica, quella nata con i sacrifici, con la gavetta dei battesimi, delle comunioni, dei matrimoni e delle feste di piazza.
Poiché la vita è beffarda, appunto, ho avuto l’onore di conoscere in mezzo a tanto dolore uno dei suoi amici che ha condiviso per ben trenta anni, piccoli e grandi momenti di musica e non solo, Pasquale De Marco.
In una sera di Aprile in pochi minuti, De Marco mi ha regalato la voglia di continuare la mia Rivoluzione Culturale di cui avevo accantonata l’idea. Mi ha trasmesso la giusta energia, quella di non mollare e di andare avanti, così, gli ho chiesto di tenere a  battesimo questa nuova rubrica con aneddoti, musica e foto.

Pasquale De Marco si racconta e lo fa con la passione, con la semplicità, ricordando la nascita di una grande amicizia che è durata per più di trenta anni con Fausto Mesolella.

Il mio obiettivo è dare spazio a tutti gli Artisti che hanno voglia di Raccontar.Si, di parlare della propria storia, delle proprie origini, di traguardi raggiunti e di sconfitte inaspettate. 
Chi, nonostante tutto, si è rialzato  e  con ottimismo e con coraggio ha proseguito con coscienza  e consapevolezza la direzione verso il proprio Dono.

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Pasquale De Marco, è fisarmonicista compositore, nato a Liberi (Ce) nel 1949. 
Inizia a suonare la fisarmonica all'età di sei anni, sull'esempio dello zio Bernardino e del nonno Pasquale De Marco. Si trasferisce in Germania con la famiglia, dove studia la fisarmonica con il Maestro Artur Trummer, che continua poi, in Italia con il Maestro Antonio Ventre. Negli anni ha collaborato con molti artisti tra cui Gigi Stok, Peppino Principe, Eliana Zajec  solo per citarne alcuni. Nel 1983 conosce Fausto Mesolella e inizia non solo un rapporto lavorativo ma soprattutto una grande amicizia.

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Pasquale De Marco, come nasce la sua musica?
Nel 1980 a Liberi (Ce)nasce la Fisorchestra Liberina. Una piccola scuola di fisarmonica e orchestra, composta da ragazzi in erba che amavano e studiavano fisarmonica. Un Sogno che mi frullava nella testa da adolescente, fin dal ritorno dalla Germania, dove vivevo con la mia famiglia emigrata per motivo di lavoro. Qui, suonai alcune volte nella piccola fisorchestra del mio primo Maestro Artur Trummer , il quale era solito allestire ogni anno in occasione delle feste natalizie, nei ristorantini di Wollmatingen-Konstanz Germany, incontri musicali.
Il rientro in Italia nel 1962, partecipai con la mia prima formazione  alla “Festa della Fisarmonica” presso il ristorante Mont’Etna di Liberi (Ce), saggio musicale organizzato da me con alunni, genitori e altre persone appassionate di Fisarmonica.

La Fisarmonica è uno strumento antico con un suono dolce e a volte malinconico usato in diverse circostanze, si possono suddividere le fisarmoniche da liscio, le fisarmoniche da concerto e le fisarmoniche da studio, ma nel nostro territorio la fisarmonica com'è considerata?
E’ uno strumento amato e odiato, spesso confuso con “l’organetto”, in Campania è considerato lo strumento dei poveri, degli zingari e dei mendicanti.
A tal proposito voglio ricordare che da bambino avvertivo spesso questa discriminazione, perché la fisarmonica è uno strumento popolare, campagnolo e contadino, e sentivo spesso battute offensive :“…manca solo il piattino”, poiché per le strade delle grandi città, vi si era l’abitudine di incontrare il suonatore di fisarmonica accompagnato da un’altra persona con il piattino –appunto- per la raccolta delle offerte. In passato, c’è stato addirittura un Papa –di cui non faccio il nome- che vietò l’uso della fisarmonica in chiesa, inculcando dei pregiudizi negativi alla gente.

La sua è una tradizione di famiglia tramandata da generazione in generazione, come ha vissuto e come si cresce in un ambiente di note?
Le sensazioni di brividi di gioia che provavo nell'ascoltare una sola nota dello zio Bernardino, fino a raggiungere la “pelle d’oca”, euforia ed emozioni, molto simili all'amore che ho provato, quando mi sono innamorato di mia moglie Carmela, l’unica donna della mia vita.

Nel 1980 nasce la fisorchestra Liberina, in un territorio un po’ ostile alla fisarmonica, come viene accolta dalla cittadinanza?
Dopo qualche anno, la fisorchestra Liberina era conosciuta in tutta la provincia perché era una grande novità assoluta. Nella regione Campania è stata la prima esperienza fisarmonicistica di gruppo, fatta di ragazzi, piccoli studenti, entusiasti di apprendere e di suonare la fisarmonica. Nel 1982 chiamai nel mio gruppo a suonare le percussioni, il M° Pietro Bartolo che curò anche la parte musicale teorica -il solfeggio- ai numerosi ragazzi della mia scuola.

Come ha conosciuto Fausto Mesolella?
Sull'onda dell’entusiasmo, per le manifestazioni in piazza che ci venivano richieste dall'agenzia di Dante Montanaro di Caserta, spinto dal calore con cui la gente accoglieva questi ragazzini innamorati della vita, -questo è il periodo di “Fisorchestra del mio paese”, “la Marzurca di Marianna”, Costanza mia”-, decisi di registrare un disco. Mi rivolsi al M° Bartolo il quale mi disse: “conosco un amico a Caserta che si chiama Fausto Mesolella, puoi chiedere aiuto a lui!
Un giorno di primavera, di buon mattino, mi recai a Caserta al vicolo Francesco della Ratta, una traversa di Corso Trieste, bussai ad un vecchio portone, poco dopo, incontrai per la prima volta Fausto Mesolella, che qui viveva con la madre anziana. Inizia, così, la collaborazione musicale col grande artista casertano.
Fausto, aveva uno studio di registrazione -Mediterranea- a San Nicola La Strada gestito insieme all'amico Enrico Forte. Qui ho fatto la mia prima esperienza di registrazione durata diversi mesi, insieme a tutta la mia orchestra. Il mio primo disco esce alla fine del 1984 –45 giri con Cuore e fisarmonica e Costanza mia-, ricordo ancora la copertina: sembro un picciotto siciliano per via dei baffi e la coppola, perché, in quel periodo, volevo assomigliare al mio idolo Gigi Stok, conosciuto per caso qualche anno addietro.

Quali ricordi ha dello studio di registrazione Mediterranea?
E’ stato il primo studio di registrazione analogico, era rivestito interamente in moquette di colore azzurro, composta da due vani comunicanti attraverso un vetro insonorizzato, permettendo di vedere sia il tecnico che gli orchestrali, la cui comunicazione avveniva attraverso un citofono interno, azionato dal tecnico –in questo caso Fausto- quando era necessario. Il banco di registrazione con tantissimi canali e tanti potenziometri occupava lo spazio maggiore della sala regia, di fronte due casse sonore molto grandi messe orizzontali e convergenti, a sinistra una colonna di amplificatori ed effetti, a destra una sedia girevole era la postazione al quadro dei comandi per la registrazione, collegato con un cavo doppio al banco e alle varie attrezzature, tutto ciò situato di fronte alla stanzetta col vetro insonorizzato dove erano stati sistemati gli orchestrali per iniziare i lavori di registrazione.

Quanti studi di registrazione ha avuto Mesolella?
Ben tre. Il primo a San Nicola La Strada –Mediterranea- dal 1983 al 1986. Apre un secondo a Torre in Pietra (Roma) nel 1992, infine gaiastudiorecording presso Macerata Campania aperto nel 2000. 
Mi ricordo il giorno in cui Fausto decise di spostarsi con lo studio a Torre in Pietra in un vecchio casolare.
Mi chiamò per aiutarlo a trasferire le attrezzature con il mio furgone, coinvolsi i miei due figli, Alfonso e Domenico, noi quattro iniziammo con sforzi sovrumani a smontare, caricare attrezzature e macchine pesantissime ma soprattutto ingombranti, ma per Fausto avremmo fatto qualsiasi cosa.
Durante questo trasferimento, da Caserta a Torre in Pietra accadono cose bizzarre e divertenti.
Caricato il furgone Ducato rosso, iniziammo il nostro viaggio.
Io alla guida e Fausto accanto.
In autostrada il furgone iniziò a dare segni di malfunzionamento, nonostante tutto, Fausto diede inizio ai ricordi. 
Raccontò un aneddoto divertente, di qualche  anno addietro, quando i cellulari non esistevano, e si sa che le storie stravaganti, malintesi ed errori succedono anche ai matrimoni.
Lui e i suoi amici dovevano suonare al ristorante il Cacciatore: arrivarono in perfetto orario scaricarono e montarono gli strumenti in sala, all'arrivo degli sposi iniziarono a suonare la marcia nuziale, lo sposo li guardò e face dei segni strani con le mani: chi siete? chi vi ha chiamato?
Capirono che avevano sbagliato ristorante e anche matrimonio, smontarono tutto in fretta e ripartirono in cerca del secondo ristorane il Cacciatore, - perdono tempo per cercarlo non avendo i cellulari ... -, arrivarono al ristorante quasi alla fine del pranzo. Lo sposo alla vista dei  musicisti  in sala, ancora gremita da persone a tavola, si dimenò con gesti strani: com'è che arrivate a quest’ora? I musicisti, tra una scusa e l’altra provavano a giustificarsi … Ma la rabbia degli sposi era talmente tanta che lo sposo, con un altro gesto: facitece o’piacere, jatevenne!
Il nostro viaggio continuava, tra il furgone che si muoveva a singhiozzo e le risate dei vecchi ricordi.
Ad un tratto iniziai a grattarmi le braccia, la testa poi tutto il corpo, mi giro e notai che anche Fausto stava “lottando” con lo stesso problema, iniziammo a ridere come due matti, cercando di capire le cause di tutto quel prurito, ci guardammo e ad unisono: è la lana vetro smontata in studio!!! – non aggiungo il commento successivo- … di nuovo a ridere!  La nostra disperazione era strettamente collegata al nostro divertici con poco e  trovare il bello in ogni cosa.
Finalmente arrivammo al casolare, scarichammo tutto il materiale, e prima di ripartire per Caserta, cambiai il filtro del gasolio al furgone.
La partenza fu buona, ma durò solo per una trentina di chilometri, dopo di che, il furgone iniziò a spegnersi ogni due o tre chilometri per poi ripartire a spinta. Decidemmo di uscire dall'autostrada e di proseguire per la statale, dopo circa sei ore arrivammo a Macerata Campania, esattamente alle 2.30 di notte.
Fausto per rincuorami mi disse: ormai sei arrivato a casa, il furgone andrà bene fino a Pontelatone. Invece a metà strada, esattamente alle tre di notte, si fermò completamente per la batteria scarica. In piena notte scesi dal furgone per accettarmi del guasto, e fui assalito dai cani delle masserie circostanti, per la disperazione iniziai a correre più forte possibile lasciando il furgone in strada, riuscì a prendere fiato e chiamai mia moglie con il cellulare quasi scarico, fortunatamente arrivò subito.
Il giorno dopo chiamai Fausto e gli raccontai la mia disavventura in piena notte, ci fu una lunghissima risata da parte di entrambi, poi azionò la segreteria telefonica e registrò il racconto, che ha conservato per molti anni. Comunque, ad ogni nostro incontro, Fausto gridava: i cani, i cani!! Fuie, fuie!!
La chicca di tutta questa storia? il materiale isolante anti rumore trasferito a Torre in Pietra, non è stato mai usato poiché le mura del casolare sono in pietra di tufo e legno, che sono degli ottimi isolanti!

In quanti suoi dischi ha collaborato Mesolella?
Tanti. Se non ricordo male in sedici dischi. Fausto ha registrato la mia musica, ha collaborato come musicista con la chitarra e la chitarra basso, arrangiamenti vari, ha effettuato il missaggio e ha prodotto il master discografico. Con lui ho partecipato alla mia prima trasmissione RAI, Mixer con Gianni Minoli, nel 1990. Insieme abbiamo fatto concerti, feste patronali in tutto il Sud… ho molti ricordi… 
Nel suo cd Oceano mi ha colpito un brano dal titolo “Fausto“suite, è dedicato a Fausto Mesolella?
Si, ed è una bella storia … ma la racconterò in un altro momento, se per lei va bene!

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Ringrazio di cuore il Maestro Pasquale De Marco per la sua disponibilità, per la sua sensibilità, ma soprattutto, per l’emozione che ci ha regalato attraverso i suoi ricordi.
Spero di averla prima possibile di nuovo come mio ospite a Raccontar.Si per conoscere altri momenti di vita vissuta. Grazie per la sua disponibilità.