11.18.2014

BASTA lavorare e morire sul confine messicano è la mostra fotografica di Lina Pallotta

Lina Pallotta, donna carismatica, sguardo intenso, cattura l’immagine anche senza la macchina.
Fotografo di fama internazionale, il suo girovagare tra le diverse realtà le ha permesso negli anni di entrare a contatto con donne chiuse nella paura, nel silenzio e nell'omertà. I reportage fotografici realizzati durante i suoi soggiorni in Messico, hanno aiutato le diverse associazioni  messicane a sensibilizzare l’opinione pubblica contro il femminicidio.

Il primo soggiorno risale nel 1994 a Piedras Negras, è una cittadina sul confine messicano con il Texas. Pallotta entra in contatto con Julia Quinones assistente sociale che lavora con le donne delle maquiladoras,  -sono stabilimenti industriali posseduti e controllati da stranieri in cui avvengono trasformazioni o assemblaggi di componenti  esportati  poi all’estero- riesce a conquistare la fiducia delle operaie e inizia a documentare la loro vita privata, fatta da semplice gesti e dalla paura costante di sparire nel nulla. 
E’ una lacerazione sociale il femminicidio che dilaga in questo posto ma anche in altre zone del Messico, in particolare a Ciudad Juárez e a Chihuahua. Pallotta, ha avuto modo di conoscere situazioni di malessere di donne costrette a vivere in condizioni di terrore. Ciudad Juárez  è la quarta città più popolata del Messico, ci sono oltre quattrocento maquiladoras, è il crocevia più potente dei narcotrafficanti ed è situata a confine tra USA e il Messico, è una zona conosciuta soprattutto come “LA LINEA”. Lì, regna l’omertà più assoluta. Arrivano in città centinaia di giovani donne, a volte sono solo delle bambine, molte di loro svaniscono nel silenzio, vengono rapite e a volte ritrovate con i corpi seviziati e mutilati. Tutto tace.

 E’ un lavoro intenso, carico di testimonianza e di denuncia, ogni scatto è un riscatto verso una nuova condizione,  è una finestra che si apre su di un mondo inghiottito dalla globalizzazione, dove tutto è un paradosso.




Lina Pallotta è stata la prima donna ad entrare con una macchina fotografica nella vita e negli animi di queste persone. E’ riuscita a catturare con grande maestria i momenti più intimi, dalla maternità alla festa religiosa, dalla vita semplice in casa al lavoro in fabbrica.
 E' stata colei che ha saputo dare una forma, una voce al grido silenzioso di queste donne. 




 Ha documentato la consapevolezza che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo... 
Ma, nei loro occhi, in ogni istante, si legge il Credo di esserci per dar vita alla speranza di un domani  più sicuro, per chi donna sarà.



 
Lina Pallotta, fotografo e docente. Nata nel 1955 a San Salvatore Telesino (Bn), si trasferisce a New York City alla fine degli anni Ottanta dove si diploma in “Fotogiornalismo e Documentario Fotografico nel International Center of Photography di New York City” (ICP). Insegna “Reportage d’Autore” presso la Scuola Romana di Fotografia e Officine Fotografiche di Roma, e all’International Center of Photography, New York City. I suoi lavori sono esposti in mostre personali e collettive in Europa e negli USA e pubblicati su riviste nazionali ed internazionali:Katalog Material, Das Magazin, La Repubblica, D-Donna, Marie Claire, The Guardian, Io Donna, Liberation.
Tra i premi ottenuti: New York Foundation for the Arts; The Catalogue Project 1998; Fund for Creative Communities, Lower Manhattan Cultural Council 2003, CASE Media Fellowships, University of Texas, El Peso.
 




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