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1.27.2020

MADDALENA DAMINI  https://www.teletutto.it/



Comunicato stampa


Il 29 Gennaio alle ore 23.30 sulla rete https://www.teletutto.it/  appuntamento con la giornalista Maddalena Damini, sul tema: "Femminicidio e violenza sulle donne", ospite della serata Ombretta Costanzo.

Ombretta Costanzo, donna attiva nel sociale, è autrice e regista dell’opera teatrale  “La principessa deve essere salvata”.
Ha portato in scena le storie vere di donne di ogni dove, raccolte durante i suoi viaggi. Il suo impegno è stato ripagato, dopo diverse difficoltà, dalla presenza massiccia di un pubblico attento e collaborativo.

Ombretta Costanzo presenzierà il programma di Maddalena Damini e darà voce a quelle donne vittime di violenza, e far capire dove c'è sopraffazione e morte non c'è mai amore. Sarà un momento di riflessione e di confronto contro questo dramma sociale che riguarda tutte e tutti. 

La replica dell’intervista andrà in onda alle ore 14:00 del giorno 30 Gennaio https://www.teletutto.it/


5.26.2019




by Esterina Pacelli



ANXANUM è il nuovo disco di Andrea Castelfranato, prodotto dall’etichetta Fonè di Giulio Cesare Ricci, è un dono alla sua città d’origine, Lanciano.  Tredici tracce tra cui i Louisiana Blues, I Remenber You e Sweet Little Town, Memories, Kiitos, non manca l’omaggio ai grandi nomi della musica internazionale, per citare alcuni, Sting, Pino Daniele, Fausto Mesolella, Beatles.
ANXANUM è una raccolta di brani di solo chitarra, un punto di arrivo, o forse, è una nuova partenza per raggiungere nuovi obiettivi. Castelfranato in questa intervista si racconta in modo semplice e umile, quello che lui è, mettendo in evidenza la difficoltà, la sofferenza, le sconfitte, ma soprattutto, saper ricominciare ogni volta con una nuova forza e con una nuova energia perché il suo mantra è:  ‘crederci sempre’.



CHI E' ANDREA CASTELFRANATO
Sono cresciuto a Lanciano, una piccola cittadina in collina situata in Abruzzo a pochi chilometri dalla costa Adriatica. Ho iniziato presto a salire quei gradini che ti portano sul palco, dopo una lunga serie di approcci nei locali della zona in cui con mio fratello alle tastiere suonavamo fino allo sfinimento dalle 16 del pomeriggio sino alle 5 del mattino con un repertorio infinito.
Entrai a far parte di una formazione etnica in cui si suonava in tutta Europa, nei festivals e in teatri importanti. Mi ricordo che a casa non c'ero mai, rientravo solo per disfare la valigia e mettere i panni nuovi e via a macinare km in macchina, in treno, in aereo e in nave. I giorni, mesi e anni passavano così in fretta che la musica riempiva la mia vita. Ero il più giovane del gruppo e ricordo che vivevo quel periodo con grande ansia e responsabilità, erano ormai lontani quei giorni in cui suonavo in un ristorante con mio fratello le canzoncine senza la preoccupazione di essere troppo osservato dalla gente. In teatro e nei grandi festivals dovevo avere un maggiore controllo della situazione, così che negli hotel e nei camerini studiavo a più non posso e cercavo di apprendere il più possibile guardando i veri professionisti.
Nel frattempo cominciai a lavorare anche ad un progetto tutto mio, il mio sogno sin da piccolo era di girare il mondo con la mia musica e la mia chitarra. Gli studi classici non mi davano soddisfazione personale, avevo studiato i maggiori compositori e interpreti classici ma avevo esigenza di dire qualcosa sullo strumento. Così che cominciai a studiare nuove tecniche e a dare forma alle mie idee. Mi affacciai al mondo delle accordature aperte. Un modo completamente nuovo inusuale di accordare o meglio "scordare" la chitarra.
Sperimentavo e allo stesso modo giocavo con la chitarra a girare le meccaniche del mio strumento in modo da cercare un suono che mi sorprendesse…era come se stessi iniziando tutto da capo.
Mi avvicinai al "Tapping", una tecnica che permetteva di suonare sulla tastiera della chitarra con due mani, occorreva una grande abilità e perfezione nel suono.
Cercai di trasportare questa tecnica sulla chitarra acustica e cominciai a scrivere i primi brani, Louisiana Blues, I Remenber You e Sweet Little Town, con l'aggiunta delle percussioni sulla cassa armonica.

COME E’ AVVENUTO IL SUO PRIMO CONTATTO CON LA MUSICA, SI RICORDA QUALCHE AVVENIMENTO IN PARTICOLARE?
All'età di sette anni decisi di provare a mettere le mie dita sulla chitarra, anche per volontà di mio padre e ora a 41 anni continuo ancora a utilizzare le mie dita sulle corde di questa compagna di vita, la chitarra.
Da ragazzino per reperire i dischi dei miei idoli della 6 corde compravo il materiale in Germania attraverso una delle più grandi etichette mondiali della chitarra, c'erano nomi grandissimi, ricordo che ogni mese mi spedivano un catalogo con tutti i nomi e foto di questi grandi maestri.
Mi dicevo sempre in me:" Chissà se un giorno ci sarò anche io in questo catalogo".
Successe che nel 2006 questa etichetta organizzava in Germania un concorso chitarristico per nuovi emergenti. Mi iscrissi e partii per la Germania. Ero in gara con giovani talenti di tutto il mondo. Quell'anno vinsi io e mi fecero il contratto con un disco nell'Acoustic Music Records.
I sogni sono fatti per essere realizzati, no?
Da quel momento in poi è stato un crescendo, ho condiviso in tutta Europa i palchi con i miei idoli, ho conosciuto posti e persone, ho realizzato altri dischi e le mie musiche sono eseguite da molti ragazzini in ogni parte del mondo, tutto visibile su Youtube.

E' GIUSTO PARAGONARE LA CHITARRA AD UNA MAESTRA DI VITA?
La chitarra, la musica, sicuramente mi hanno insegnato e segnato profondamente. Faccio fatica a pensare alla mia vita senza di esse, ho vissuto sempre in simbiosi con la chitarra, a volte penso a cosa sarebbe stata la mia vita senza la chitarra…probabilmente avrei avuto più certezze …ahahaha… chissà. Viviamo in un Paese in cui la musica e l'arte non vengono considerate più di tanto e gli artisti non sono tutelati. Comunque c'è da dire che la chitarra mi ha salvato in molte fasi della mia vita, e nei periodi bui riesce a darmi una speranza e una ragione in più per esistere e resistere.

QUAL E' LA DIFFICOLTA' MAGGIORE CHE INCONTRA OGNI GIORNO PER FAR CONOSCERE LA SUA MUSICA?
Nel mio caso, io ho scelto probabilmente un percorso difficile, quello strumentale, di nicchia, in un momento storico in cui, soprattutto in Italia, si dà spazio ai cantanti vedi i Talent tutti rivolti alle "belle" voci. Non ci sono spazi per poter presentare un progetto di musica strumentale e soprattutto non ci sono persone interessate ad investire su questo prodotto e parlo di chi opera nel settore del management. Io sono il manager di me stesso, il mio tempo a disposizione lo trascorro nel cercare i contatti e promuovermi trascurando a volte del tempo per scrivere e studiare.

NELLA SUA CARRIERA HA GIA’ INCISO DIVERSI ALBUM, SI RICORDA COME NASCE IL SUO PRIMO?
Nel 2004 registrai il mio primo CD di chitarra "Memories", il disco arrivò in Francia ad un organizzatore del Festival Guitare Issoudun. Mi chiamarono a far parte della rassegna come rappresentante italiano. Fu per me una grande gioia andare in Francia e suonare in un importante Festival chitarristico. Come si dice l'appetito vien mangiando e così che continuai a fare concerti di solo chitarra perfezionandomi  sempre più al mio repertorio.
Il brano si tuffa nei ricordi di bambino ad inseguire il vento nelle campagne abruzzesi con i miei nonni fino al tramonto mentre il sole si nascondeva dietro le valli.
Dopo “Memories” incisi il brano "Kiitos". E’ una melodia dolcissima che ho scritto durante un tour in Finlandia. Ero su un treno che mi avrebbe portato in una località a 400 km da Helsinki. Rimasi stupito nell'osservare la grandezza della natura, il treno attraversava boschi ricchi di vegetazione dove fasci di luce penetravano in un silenzio quasi surreale. Alloggiavo in una casa sulle sponde di un lago ghiacciato e una mattina venne a trovarmi questa melodia delicata. "Kiitos" vuol dire grazie in finlandese ed è l'unica parola che sono riuscito a comprendere da una lingua estremamente difficile.


MASCIULLI EDITORE PUBBLICA ALLA FINE DEL 2018 “UNA CORDA SPEZZATA” ED E’ IL SUO ESORDIO NEL MONDO DELL’EDITORIA COME SCRITTORE, COSA HA SPINTO ANDREA CASTELFRANATO A SCRIVERE UN LIBRO AUTOBIOGRAFICO?
All'età di 24 anni mi ammalai di una forma di insufficienza renale che mi portò a rallentare il mio percorso professionale e ad avere grandi disagi. Ne uscìì fuori da quella situazione grazie ad un trapianto renale. Da quel momento in poi cercai di tenerlo sempre nascosto quel ricordo e di non dirlo a nessuno per paura che potesse compromettere la mia carriera. Alcuni anni fa un editore mi invitò a suonare alcuni brani durante una rassegna di libri. In quell'occasione una scrittrice presentò il suo libro in cui raccontava la sua esperienza con la dialisi e poi la rinascita con il trapianto. Quel racconto mi fece capire che in qualche modo la mia storia poteva essere la stessa di molte persone che vivono un disagio del genere, quindi dare voce a chi non vede una luce di speranza. Decisi di scrivere su carta il mio periodo più buio e così che diedi il mio racconto all'editore Masciulli e dopo alcune settimane mi chiamò dicendomi di voler pubblicare "Una corda spezzata". Fu per me una grande gioia e ricevo attualmente molti messaggi di consenso da molte persone.


L’ANNO 2018 SI E’ CONCLUSO CON LA PUBBLICAZIONE DEL SUO LIBRO, IL NUOVO ANNO INIZIA CON L’INCISIONE DELL’ALBUM ANXANUM ETICHETTA FONE’ REALIZZATO IN UN BORGO MERAVIGLIOSO TRA ARTE, CULTURA E TRADIZIONI SONORE, CERTALDO ALTO. RAPPRESENTA SICURAMENTE UN MOMENTO CRUCIALE PER IL SUO CAMMINO ARTISTICO, COSA CUSTODISCE ANXANUM?
Qualche anno fa fui invitato a suonare a Caserta durante l'evento "Settembre al Borgo". Fui segnalato agli organizzatori dal dott. Alfonso Tramontano, grande amico del chitarrista scomparso degli Avion Travel Fausto Mesolella. Quell'edizione era un omaggio al chitarrista casertano scomparso alcuni mesi prima. Durante il mio concerto ad assistere c'era l'ingegner Giulio Cesare Ricci con la moglie Paola, fondatori dell'etichetta discografica Fonè. A fine serata mi fece molti complimenti per la mia performance e restammo a cena dove mi parlò della sua storia, i suoi incontri con personaggi illustri della musica internazionale da Bocelli, Accardo, Marcotulli, Hamilton e tanti altri, rimasi davvero affascinato dai suoi racconti.
In seguito mi invitò in Toscana a casa sua dove mi fece vedere i suoi "gioielli", impianti audio, microfoni utilizzati da John Lennon e pareti colorati da foto con personaggi importanti che ha incontrato nel corso della sua vita.
A cena mangiammo una vellutata di zucca e bevemmo dell'ottimo vino. Ad un certo punto mi esclamò:" Bene Andrea, lo vogliamo fare questo disco?" Per poco mi andava di traverso la vellutata.
Nei mesi successivi mi scriveva e ci sentivamo per telefono ad organizzare bene le date e i brani da inserire nel disco.
Nel dicembre del 2018 mi recai a Certaldo Alto per registrare il mio disco con la Fonè. Impiegai due giorni nel suonare il disco all' interno di un castello e precisamente nella cantina.
A marzo 2019 è uscito  "Anxanum" dedicando il disco alla mia cittadina Lanciano dove sono nati i brani presenti nel disco.
Sono stato in giro a promuoverlo a Roma, Milano, Padova, Caserta e spero presto che anche Lanciano possa essere teatro di presentazione del mio lavoro.

CHI  VUOLE RINGRAZIARE?
Mi viene subito in mente la famiglia, i miei genitori che non hanno mai smesso di credere nelle mie qualità. Ringrazio chi mi ha concesso la possibilità di vivere una seconda vita grazie ad un trapianto e non per ultimo Alfonso Tramontano che in pochi anni mi ha dato un grande sostegno morale e artistico.

VORREI CHIUDERE QUESTA INTERVISTA CON IL SUO MANTRA : “CREDERCI SEMPRE”, SPESSO LO RIPETE AI SUOI AMICI, MA PER LEI COSA SIGNIFICA?
E' importante credere in qualcosa, quando avevo 14 anni sognavo di suonare in giro per il mondo con la mia chitarra e di essere prodotto da una importante etichetta. Tutto ciò è successo, ho lavorato tanto per arrivare ai miei obbiettivi e con tanti sacrifici li ho raggiunti. Adesso ho altri traguardi da raggiungere e so come fare, i sogni ci sono per essere realizzati!





Ringrazio Andrea Castelfranato per la sua disponibilità a raccontarsi e ricordo che l’album Anxanum può essere acquistato sul sito https://foneshop.it/it/

Buona musica a tutti!
















3.10.2016

MOVIMENTO

 PITTURA E PERFORMANCE DI VITO PACE




INTERVISTA di ESTERINA PACELLI


scritto
 Vito Pace
Guardia Sanframondi è un luogo del mondo. Oggi, vive un nuovo fermento artistico internazionale con artisti provenienti dall'estero e da alcune zone dell’Italia, per dare nuova linfa al centro storico del paese. Nei vicoli ci si incontra, ci si ferma per un saluto non solo con i nativi ma soprattutto con i nuovi guardiesi che si sono ben integrati nel tessuto storico-culturale del luogo. Incontro Vito Pace dinanzi alla galleria-studio Pietre Vive, artista irrequieto, mai fermo per troppo tempo nello stesso posto, sempre pronto a confrontarsi con nuove realtà,  gli domando:
Vito Pace ha un’anima variopinta passa dalla pittura al teatro, qualsiasi forma è arte?
Non è proprio così, perché le forme espressive possono essere anche banali. È un meccanismo che scatta nell'intimo, sono sensazioni che non si possono controllare, fuoriescono nei modi e nei luoghi più strani o semplicemente si manifestano. L’arte non è un mestiere che si può imparare o apprendere. L’arte è il momento, non si è mai pronti ad accoglierla appieno, a volte, capita anche dopo lunghi momenti statici, e poi, si avverte quel momento magico, di creazione … l’emozione è vera, è autentica, è vita … altrimenti si rischia di cadere nel banale.
 L’arte, secondo lei, è un mezzo per contrastare forme di impoverimento sociale? 
Vivo da qualche tempo in questo meraviglioso paese, Guardia Sanframondi, e come in ogni piccola o grande realtà vi sono momenti di atti vandalici perpetrati ai monumenti storici, sculture buttate giù da Ponte Ratello, fa male vedere il silenzio dinanzi a certe forme di violenze, perché la gente non è più abituata a parlare e a confrontarsi in modo civile e costruttivo. Più di ogni altra cosa l’arte ha il compito di sensibilizzare e denunciare, insieme ad altre persone ma anche autonomamente, ogni forma di sopruso.
In che modo?
La vita è drammatica, la mia vita è drammatica. L’artista fa parte dell’arte, è un dono.
Sto cercando di realizzare, attraverso delle performance pittoriche ma anche teatrali o semplicemente unendo le due forme espressive, nuovi stimoli verso altre forme di aperture culturali.
E’ reduce di una grande performance “I Treni e le Barche della Storia”, dove il filo conduttore è stato “il passato è oggi”
Si, la storia di ieri che si ripete oggi, sotto altre forme ma con lo stesso disagio e dolore dei popoli. In questo spettacolo c’è stato un coinvolgimento di tutte le forme espressive, dal teatro alla pittura in scena, dalla musica dal vivo al canto, varie maestranze verso un unico obiettivo, quello di fare arte “a tutto tondo”, coinvolgendo e sensibilizzando il pubblico. Il successo ottenuto è la conferma che si può fare, ed è questo il mezzo per sconfiggere il decadimento intellettuale. Vorrei ringraziare l’associazione “Laboratorio Dentro al Teatro” che mi ha dato questa possibilità, che si è trasformata in una piccola continuità collaborativa. C’è lo studio-galleria Le Pietre Vive, di cui sono anche il cofondatore insieme a Carmine Maffei, aperti ad esperienze artistiche per creare nuove condizioni di crescita non solo personale ma soprattutto del territorio. Inoltre, sono impegnato anche a Napoli in altri progetti. Una sinergia tra il piccolo e il grande centro …  il movimento!
Una vita in viaggio e sempre in posti diversi, originando una forma mentis aperta, è questo il suo segreto?
Sicuramente, ogni esperienza fa parte di me nel bene o nel male. E’ la continua trasformazione che avviene durante i miei soggiorni in posti diversi che genera il piacere di relazionarmi con l’arte e con le persone. Ultimamente mi eccita di più intervenire sul sociale che lavorare sulla tela, perché alla fine, le persone sono sempre state al centro delle mie attenzioni. E’ arrivato l’occasione di mettere in pratica il detto "impara l’arte e mettila da parte" … anche se ho scelto un posto un po’ insolito. Penso profondamente che sia arrivato il momento di trasmettere il mio "sapere". 
Ha vissuto in molti luoghi, per diversi anni a Londra, da cosa nasce la sua decisione di trasferirsi e lavorare in un piccolo centro come Guardia, ha trovato interessante il tessuto storico-sociale o semplicemente è una sfida?
Sicuramente è un mix di tutto questo. Che senso ha, acquisire un sapere e non spenderlo. Così come è impostato l’artista moderno, il suo unico scopo è di raggiungere la notorietà, essere un privilegiato rispetto a tanti altri, sinceramente, non mi appartiene questa logica. La vita d’artista non è questa. E’ altro. Per me, la vita dell’artista è quando hai un dolore e lo manifesti con grande sensibilità e soprattutto riesci a stare nelle cose … sì, nelle cose. Nella mia vita sono riuscito sempre a vivere in luoghi dove posso raggiungere un equilibrio tra il vivere e manifestare la mia arte. La scelta di Guardia mi permette tutto questo, apprezzo la cucina, tutte le cose buone che scopro ogni giorno e contemporaneamente vivo la vita qui con uno spirito internazionale. Il centro storico di Guardia ha una sua energia, non sono l’unico a pensarlo, ci sono altri artisti, provenienti da diverse parti del mondo, che hanno acquistato casa e si sono stabiliti in paese per poter catturare, attraverso la propria sensibilità, questa forza che si nasconde tra le rocce, l’acqua che scorre, la storia, le tradizioni, le credenze popolari … è localizzato  tutto in questo posto e certi istanti sono piccole magie. 
Non si è mai fermato troppo tempo in un luogo, dopo un arco di tempo, ha preferito nuove mete, perché?

Probabilmente non mi fermerò più di tanto nemmeno qui a Guardia, non dipende da me, io non metto il timer … il timer è dettato dal posto, quando io non ho più nulla da dire, non ha più senso rimanere, non c’è qualcosa che mi lega più di tanto, fino adesso è stato così -si sofferma un attimo- il tempo biologico -ride- forse inizio a pensare alla mia vecchiaia, è anche vero che ci sono novantenni che sono invidiabili per la loro vitalità …                                           L’idea di abbandonare il luogo è sempre qualcosa di importante per me, poiché  sono un autodidatta, la mia arte nasce da sé, non ho avuto una famiglia in grado di sopperire la mia indole, pertanto il mio linguaggio pittorico si è venuto a creare da sé … non è stato facile. Oggi, ciò che mi intriga è la sfida di insegnare l’arte. L’arte in relazione alla filosofia. Ai giovani vorrei donare uno strumento in più da usare nei loro momenti drammatici … devono raggiungere la consapevolezza di contare su qualcosa e non su qualcuno. Ciò lo insegna non la vita, ma la creatività. Vedo persone che sono condannati da se stessi, nel senso che non hanno mai accettato o non hanno mai visto dentro se stessi chi sono ... e non sanno ciò che loro sono. A volte è una mancanza di strumenti per capire cosa fare della propria vita e soprattutto non buttarla via, perché non c’è niente di più triste, vedere un giovane spento senza la luce negli occhi.



Si ringrazia Vito Pace per il materiale fotografico e per aver reso possibile questa intervista


opera
Vito Pace


scritto
Vito Pace


opere
Vito Pace



galleria-studio
Pietre Vive