7.23.2014

Nun c’è terra senza via e nun c’è casa senza porta…
 
 

Inizia il mio viaggio alla scoperta di posti visti mille volte ma mai osservati nei dettagli.
Pur essendo originaria della provincia di Benevento, ammetto con grosso rammarico, di conoscere poco o quasi nulla del mio territorio. Scoprire ancora quel poco che è rimasto diventa una bella avventura. Capire i dialetti, assaporare la cucina locale, gustare i tramonti suggestivi in un verde lussureggiante dove i paesaggi incontaminati di flora e fauna fanno da cornice, ecco, riscoprire tutto questo.
Sono convinta che il fascino attuale del territorio si deve contrapporre con vigore alla grande globalizzazione che ha incenerito ed annullato l’identità dei popoli. Inoltrasi nella memoria storica di un piccolo paese è la scoperta più entusiasmante che si possa fare, perché si capisce che il viaggio avviene dentro di noi.
 Così, un pomeriggio di mezza estate in compagnia della mia macchinetta fotografica mi sono avventurata  a  Pietraroja.  E’  un comune della provincia di Benevento, con circa 800 abitanti e sorge ad un’altitudine di 818 m s.l.m. sulle pendici della parte orientale della catena del Matese nell' Appennino meridionale.
Percorro la strada provinciale immersa nel verde, e tra uno scenario e l’altro arrivo in questo piccolo paese, parcheggio ed inizia l’avventura.
 
L’accoglienza è di sguardi curiosi che scrutano il turista fai da te, ma sono lieti di aiutare con un sorriso, chi è in difficoltà e chiede aiuto.
E’ una caratteristica dei pietrarojesi!  
Mi avvio tra le viuzze del centro storico, tra fiori di varie specie che abbelliscono le costruzioni prevalentemente in pietra.
Il mio sguardo ad un certo punto si ferma su un altorilievo un po’ insolito, posto in corrispondenza di un portoncino. Scopro con stupore, che anche Pietraroja, è stata terra di maghi e janàre (streghe) così come tutta la provincia di Benevento. Si narra che, alla fine dell’Ottocento,viveva un celebre mago zi’ Pèppu Mamèo, un vecchio pastore che non riceveva compenso in moneta ma solo in natura per le sue profezie. Era il periodo in cui si credeva nel mago o nella janàra che trasformandosi in vento, penetravano nelle stanze di notte per i malocchi o jettature. Pertanto, le vecchie credenze magiche, oggi sono ricordate attraverso questo altorilievo, datato 1606, e composto da una faccia con lingua all'esterno per scongiuro del malocchio, con una scritta … in lingua magica!


Continuo, ed arrivo nella piazza di San Nicola dove la chiesa  di Santa Maria Assunta, domina tutto il paese, quello che colpisce è il portale romanico datato XI sec. La storia del paese è antica, nacque come centro dei Sanniti-Pentri, per poi subire varie dominazioni dai romani ai longobardi, dai normanni fino ad arrivare agli aragonesi, un susseguirsi di eventi anche catastrofici, tipo il terremoto del 1688, hanno segnato la nascita e l’evoluzione dei pietrarojesi.

Mi soffermo un attimo, mentre sorseggio l’acqua fresca che fuoriesce da una fontana, sul nome del paese Pietraroja. L’etimologia probabilmente deriva dal latino petra robia (rupe rossa), per la presenza di alcune rocce sedimentarie di questo colore, dislocati sulla zona orientale del Monte Mutria. Altri avvalorano, invece, la tesi dello storico Strabone (64 a.C. – 20 d.C.) il quale ha scritto che  Pietraroja deriva da petra ruens (pietra che scorre) a causa di alcuni movimenti franosi.  

Mentre rifletto su queste definizioni etimologiche, chiudo gli occhi, e respiro a pieni polmoni e mi immergo nell’odore della natura, assaporo l’aria fresca che mi sferza il viso. Il clima è piacevole. E’ un posto tranquillo, pieno di storia,  ed è uno spaccato di un piccolo mondo antico, dove le origini sono lontane e dove tutto è rimasto incontaminato.

 

 

Decido di
continuare il mio percorso, e tra una salita e l’altra mi avvio verso il Paleolab il museo di geologia e paleontologia sorto nei pressi del parco geopaleontologico, è un'area che sovrasta il paese da dove si possono ammirare panorami mozzafiato.  
Pietraroja è un paese dell’Italia meridionale, estremamente importante per le passate scoperte di fossili.
In particolare per il fossile di Scipionyx Samnticus (ribattezzato Ciro) che conserva eccezionalmente le parti molli degli organi interni, oltre ad essere in assoluto, il più piccolo esemplare di fossile di dinosauro.
 Dopo la visita, vado verso la terrazza addossata al caratteristico cimitero dove il vento soffia e mi incoraggia ad ammirare il fantastico panorama che si apre davanti ai miei occhi. Ci si sente dominatori del mondo, l’orizzonte è bellissimo, nei giorni limpidi si può scorgere finanche il Vesuvio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ritorno indietro verso il centro storico, e nel tardo pomeriggio si sente già il profumo di cena. Un odore che mi entra nelle narici e mi fa indovinare cosa mai possa essere … ecco ci sono, è la famosa parmigiana di melanzane detta anche nel dialetto pietrarojese parmiggiàna de mulignàme. È la classica parmigiana napoletana(melanzane a fette fritte, mozzarella e salsa di pomodoro) con la variante delle fette di melanzane passate nell'uovo e fritte.
La cucina di Pietraroja è fatta di semplici piatti, poiché le principali attività, fin dall’antichità, riguardavano la pastorizia e l’allevamento di suini. I pietrarojesi disponevano, all’epoca, di pochi ma genuini prodotti così come il pane fatto in casa con farina integrale, a forma di pagnotte, panèlle alte, di colore un po' scuro e non diventava raffermo fino ad una settimana.
Prodotti semplici, assemblati nella loro unicità divenivano essenziali per la sussistenza di questo popolo. Cibi poveri ma ricchi di bontà.
Ne è passato del tempo da allora, ma alcune tradizioni sono rimaste.
Il profumo delle pietanze, i sapori, la tradizione, continuano a vivere in questo luogo. Oggi, la produzione eccezionale di formaggi e dei famosi caciocavalli, che in dialetto vengono detti, casecavàgli, (sono di forme ovali, legate a coppie con una corda e appese a pertiche orizzontali per la stagionatura), una tradizione tramandata da generazioni in generazioni, lasciano in bocca il sapore di queste terre. Lo stesso avviene con l’allevamento di suini a livello familiare da cui si ottengono dei salumi e dei prosciutti unici al mondo, poiché sono essiccati al freddo e al fumo, per poi procedere per una successiva stagionatura.
Per gustare questi prodotti genuini c'è un appuntamento che si rinnova ogni anno ed è "La sagra dei Prodotti Tipici" che si svolge ad Agosto. Comunque, questo è un luogo da visitare 365 giorni all'anno per assaporare i piaceri veri, quelli di una volta. Provare per credere. 
 
Ad majora!
 
 

 


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