La
collezione Farnese. Ercole di Glicone ed Ercole Latino
Alessandro Farnese ritratto da Tiziano come Papa Paolo III |
La collezione Farnese nasce nel periodo
rinascimentale per volontà di Alessandro Farnese (1468-1549), divenuto papa nel
1534, col nome pontificale Paolo III, fu
uno dei più grandi mecenati del Rinascimento italiano. Iniziò verso il 1543 a
collezionare e a commissionare opere ai grandi artisti dell’epoca, creando una
ricca collezione d’arte, coinvolgendo: Raffaello, Sebastiano del Piombo,
Tiziano, Guglielmo Della Porta, Michelangelo, El Greco e tanti altri, oltre, ad
impegnarsi in diverse acquisizioni. Sempre sotto il suo pontificato, incentivò
la campagna di scavi presso le Terme di Caracalla, la sua collezione fu
incrementata da diverse sculture archeologiche di estimabile valore storico
artistico.
Antonio da Sangallo il giovane Schizzo delle Terme di Caracalla |
Tra le diverse sculture
rinvenute, furono trovate due statue di Ercole, documentato da uno schizzo di
Antonio da Sangallo il giovane. Le due statue risultavano in posizione
simmetriche e collocate nel medesimo ambiente.
Solo successivamente furono trasferite
al Palazzo Farnese.
Antonio Lafrary Cortile Palazzo Farnese |
Nel 1550 i due colossi
furono visti e descritti da Ulisse Aldrovandi, confermato poi, da un’incisione
del 1560 di Antonio Lafrary (1512-1577), in cui si notano i due Ercole disposti
simmetricamente nelle arcate laterali di fondo del cortile del Palazzo Farnese.
A sinistra è riconoscibile Ercole di Glicone, con i piedi allineati l’uno
davanti all’altro ed il corpo uniformemente obliquo che posa sulla clava,
puntata a sua volta su di una roccia. Il braccio destro è girato dietro al dorso e nella mano sono i pomi delle Esperidi. L’altro, l’Ercole Latino, collocato a
destra appare della stessa proporzione, ma si differenzia per: la gamba
sinistra leggermente flessa è condotta lateralmente col piede divergente
rispetto alla destra. Il piegamento della gamba sinistra determina
un’inclinazione del bacino. La clava non
fa da sostegno, come nell’opera di Glicone, ma serve per alleviare la
stanchezza dell’eroe, è verticale, poggia sulla testa del toro. Il braccio
sinistro scende lungo la leontea, il destro è girato dietro al dorso e nella
mano sono i pomi delle Esperidi. Infine, il supporto stretto e allungato dietro
la gamba, trattandosi del tronco con la faretra.
Ma la collezione Farnese
comprendeva anche quella di Parma e Piacenza, in cui vi era una considerevole
presenza di opere della scuola emiliana e fiamminga.
Mi soffermo sulla raccolta
romana.
Elisabetta Farnese |
Nel 1731, morto l’ultimo
esponente del ramo maschile della dinastia, Antonio Farnese, il patrimonio
passò a sua nipote Elisabetta Farnese, consorte di Filippo V di Spagna e madre
del nuovo duca di Parma e Piacenza, Carlo di Borbone (1716-1788).
Carlo di Borbone |
Nel 1734 Carlo partì alla
conquista delle Due Sicilie e nel lasciare Parma dispose il trasferimento dei
beni farnesiani a Napoli, completato tra 1735 e il 1739. Nella capitale del Regno,
Carlo ordinò l'edificazione di una lustre dimora come sede
delle opere, nacque la Reggia di Capodimonte, che poi divenne, residenza reale.
Ferdinando IV di Borbone |
Ma solo dopo cinquanta anni, sotto Ferdinando IV di Borbone(1751-1825), il trasferimento della collezione Farnese fu completato. Egli, decise di spostare a Napoli anche la collezione romana costituita
essenzialmente da sculture e reperti archeologici conservati nel palazzo
Farnese. Alla morte di Elisabetta Farnese nel 1766, Ferdinando IV di Borbone
divenne formalmente proprietario dei Beni Farnese, poiché la nonna, fu l’ultima
discendente diretta della famiglia. Lo spostamento delle sculture antiche
iniziò tra il 1786 ed il 1788, con l’opposizione da parte del pontefice PIO VI.
Ercole di Glicone Museo archeologico di Napoli |
Ferdinando IV, non si lasciò
sopraffare ed ordinò il trasporto della collezione verso Napoli. Una delle
prime statue ad essere spedita fu Ercole di Glicone, in vista della sua
celebrità. In un rendiconto lasciato dal Venuti per le
spese di trasporto, datato 6 luglio 1787 risulta il pagamento: Al P(adro)ne Andrea Anselmi Ducati trecento
per il nolo fatto sopra il suo bastimento da Roma in Napoli dalla statua
dell’Ercole Farnese. Il giorno 11 dello stesso mese, il Venuti riceveva
l’invito a scegliere il luogo da lui ritenuto più adatto nel palazzo destinato al Museo, per collocarvi la statua dell’Ercole Farnese, già qui pervenuta da Roma.
Ercole Latino Palazzo Reale di Caserta |
La sorte dell’altro colosso di Ercole fu
diversa.
Pur volendo ricostruire al completo il Museo Farnese a Napoli, la
scultura di Ercole Latino fu ritenuta di minor pregio, non sembrò adatta
all’esposizione nel luogo deputato all’ammirazione degli artisti ed all’osservazione
degli eruditi. Invece, se ne apprezzò il valore decorativo e il significato
simbolico, cosi fu destinata all’ornamento del Palazzo Reale di Caserta.
Difatti, in un inventario
redatto nel 1796 delle opere Farnese arrivate a Napoli, risultava, l’Ercole di
Glicone, collocato nella sala del nuovo museo. Ma subito dopo, nel medesimo
elenco, un altro Ercole di enormi proporzioni, anzi, di mezzo palmo più alto
del primo, risulta eccezionalmente inoltrato a Caserta: statua di Ercole alta con sua base palmi 12 e mezzo. La controscritta statua
si denomina Ercole Latino per essere fatta in Roma e quantunque non abbia il
merito dell’anzidetta, pure è di una eccellente scultura, e merita molto
restauro per essere tutta scomposta; esiste nello studio del Sig(nor) D(on)
Angelo Brunetti in Caserta.
Pertanto, a causa della
difficoltà di trasferire la scultura così imponente, si era, preventivamente
deciso di affidare ad un artista già operante in Caserta l’intervento di
restauro, poiché la collocazione definitiva era prevista l’interno della Reggia
vanvitelliana.
Ciò è confermato da una
circostanza che nel "Catalogo delle sculture antiche"
redatto nel
1805 per il "Nuovo
Museo dei vecchi studi in Napoli" è descritto l’Ercole di Glicone, ma
non c’è nessun cenno dell’altro.
Palazzo Reale di Caserta |
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